

Sono numerosissimi i dipinti che raffigurano le vicende narrate sia nel Nuovo che nel Vecchio Testamento, ovvero le vicende narrate nella Bibbia; tralasciando i dipinti religiosi di tipo agiografico, si potrebbe dire che i dipinti biblici costituiscono la maggioranza delle opere storico artistiche occidentali, questo per un motivo che reso in maniera molto semplice è costituito dal fatto che la cultura cristiana impernia e incardina con un tratto tipico il modo in cui stanno le cose nel Vecchio Continente e in generale nel mondo occidentale; in alcuni casi, moltissimi anni fa, la cultura cristiana si è innestata su un sostrato magico-mistico molto forte, come nel caso della cultura slava, in quello germanico sassone, in quello finnico, creando così a lungo andare, addossata a culture diverse di base, uno sviluppo diverso e risultati particolarissimi, probabilmente anche a seconda della più o meno buona mediazione culturale con le culture di origine, e credo si potrebbe instaurare una correlazione con l’entità del numero delle donne e degli uomini tristemente bruciati sul rogo e orribilmente torturati con l’accusa di stregoneria, giudicati colpevoli, talvolta per la sola innocente colpa di avere i capelli rossi, dal tribunale della Santa Inquisizione o di quelli uccisi brutalmente e arbitrariamente durante l’epoca moderna nel periodo della conquista del Nuovo Continente.
La cultura cristiana in modo più o meno laico è presente a livello strutturale, anche nel caso particolare di ateismo o di agnosticismo; in questo articolo intendo mostrarvi alcuni di questi dipinti, per così dire biblici, scegliendo tra i più famosi, ma realizzati con diverse tecniche, ad esempio quello di cui parlo tra poco è un affresco della cappella Sistina realizzato da Perugino e aiuti, ma ne esistono di moltissime varietà sia per il tema narrato, o meglio per il pezzo della Bibbia che viene illustrato, sia per la tecnica: a volte olio su tela, altre olio su pannello oppure come dicevo in questo caso, nel caso del dipinto di apertura, realizzato direttamente sull’intonaco ancora bagnato della parete, ovvero con la tecnica dell’affresco.
Nell’articolo dedicato a Michelangelo Buonarroti, intitolato Michelangelo Buonarroti, Firenze-Roma: andata e ritorno approfondisco su questa tecnica dell’affresco, spero dunque che vogliate visitarlo, se state cercando maggiori informazioni su questo argomento.
Vecchio e Nuovo Testamento, parallelamente
Scelgo questo dipinto di Perugino e aiuti come copertina dell’articolo per il fatto che lo trovo molto interessante, infatti fa parte del parallelismo tipico della Cappella Sistina tra parti distinte della Bibbia cristiana; questo dipinto per me è particolarmente interessante perché credo costituisca quello che in gergo web si chiama Easter Egg e io adoro gli Easter Egg, ma vediamo subito perché.
Si tratta di una correlazione doppia, una quella effettivamente espressa dalla coppia di dipinti affrescati, una quella intrinseca nel viaggio di Mosè in Egitto, quindi una effettivamente dipinta, l’altra lasciata a libera associazione e non avvallata, in altre parole la prima è la correlazione tra la circoncisione del secondo genito Eliezer e il battesimo di Gesù, la seconda quella tra il viaggio di Mosè e, per correlazione, la fuga della sacra famiglia da Betlemme in Egitto, narrata nel Vangelo di Matteo.
La volontà di mostrare un parallelismo tra Vecchio e Nuovo Testamento è ancora oggi proficua, sia per incuriosire sia per sollecitare a ragionare sui testi sacri, magari con un canone diverso rispetto a quello a cui si è adusi.
Vado dunque per ordine spiegando più nel dettaglio quali sono le parti narrate in uno e nell’altro caso.
Della stessa serie in questa sezione dell’articolo che nel seguito comprende molti altri dipinti biblici fanno parte sempre del Perugino il battesimo di Gesù sopracitato, il dipinto affrescato precisamente sulla parete opposta, al Viaggio di Mosè in Egitto, poi le Prove di Mosè e le Prove di Cristo del Botticelli.
Tutti e quattro questi maxi dipinti sono realizzati con la tecnica dell’affresco, e tutti sono dei primi anni ottanta del quindicesimo secolo e tutti sono nel registro mediano della Cappella Sistina.
I quattro maxi dipinti sono concettualmente legati tra di loro dal parallelismo tra Vecchio e Nuovo Testamento, tema dominante nel registro mediano della Cappella Sistina.
Il viaggio di Mosè nel Vecchio Testamento
Ricapitolando, il viaggio di Mosè in Egitto è narrato nel Vecchio Testamento e è stato affrescato nel 1482 circa su una parete interna nel registro mediano della Cappella Sistina (Musei Vaticani, CSV, Roma) da Pietro Perugino e aiuti; questa storia richiama per analogia quella della fuga in Egitto da parte della Sacra Famiglia, ma all’interno di questa storia narrata è la circoncisione di Eliezer (in primo piano a destra) che collega alla vicenda strettamente parallela nel Nuovo Testamento, per la precisione al battesimo di Gesù narrato nei Vangeli secondo Matteo, Marco e Luca.
Vediamo ora quale è il racconto narrato e come è strutturato il dipinto.
Racconto e struttura del viaggio di Mosè in Egitto
Noto per prima cosa, guardando il dipinto, che è strutturato su diversi assi; erano stabilite convenzioni, comuni a tutti i pittori della Sistina, in vista di una omogeneità del risultato, dunque il rapporto scalare con cui sono dipinte le figure è il medesimo per ognuno che ha contribuito all’abbellimento e dunque alla realizzazione dell’edificio di culto dedicato a papa Sisto IV la cappella detta Sistina.
Tuttavia all’interno di un medesimo pezzo sono presenti diversi registri visivi, dunque vi sono figure in primo piano e figure in secondo piano e poi lo sfondo, perciò per una questione di prospettica, le figure più lontane dal centro della scena sono più piccole, non significa che una parte sia più o meno importante dell’altra, anche se è possibile rilevare una correlazione di notorietà tra uno e l’altro evento, in questo caso ad esempio la richiesta di circoncidere il bambino, narrata nel viaggio di Mosè e forse più nota del congedo da Ietro (o Reuel), personaggio del libro dell’Esodo; il congedo è narrato al centro in lontananza circa sul fondo del dipinto, mentre invece la scena della richiesta di circoincisione è in primo piano.
In ogni caso l’uomo con indosso una veste gialla e una stola verde è sempre Mosè il quale dunque compare più volte nello stesso pezzo di muro.
Mosè compare svariate volte
Il dipinto è dunque una narrazione progressiva della vicenda cosiddetta il viaggio di Mosè in Egitto; partendo dal centro in fondo dove vediamo Mosè congedarsi dal suocero Ietro, si snoda in maniera semi circolare verso sinistra mostrando il corteo del viaggio, in modo che idealmente possiamo davvero vedere il pellegrinare, si potrebbe dire siamo messi nella condizione di seguire Mosè nel suo viaggio, ma ora facciamo attenzione all’elemento centrale in primo piano, ovvero all’angelo volto di schiena che ha una precisa richiesta per Mosè.
l’elemento centrale in primo piano: l’angelo che chiede
In primo piano, al centro vediamo l’angelo biblico che ferma Mosè per chiedere a lui di circoncidere il secondogenito Eliezer; la scena della circoncisione si trova in primo piano alla destra dello spettatore ed è proprio qui che vediamo il nesso con il dipinto che fronteggia questa stessa parete, ovvero il battesimo di Gesù Cristo.
Per quanto le due vicende possano sembrare distanti, la circoncisione ha una forte valenza simbolica che è legata a quella del battesimo nei termini di separazione (spirituale), di liberazione da qualche cosa a cui si è legati prima del battesimo.
Come spiegato ad esempio da Sant’Agostino, il battesimo è da considerarsi una sorta di circoncisione spirituale.
è parallelo del battesimo di Gesù nel Nuovo testamento
Il battesimo di Gesù nel Nuovo Testamento è narrato nel Vangelo di Matteo (Matteo, III, 13-IV), Marco (I, 9-12) di Luca (III, 21-23) e la sua ricorrenza è fissata la domenica successiva all’Epifania che ricorre ogni anno il 6 gennaio.
Il battesimo è uno dei sette sacramenti della religione cattolica, per la precisione il primo e si riceve una sola volta nella vita.
Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano per essere da lui battezzato.
Ma Giovanni voleva impedirglielo dicendo: « Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te; tu invece vieni a me?».
Ma Gesù gli disse: « Lascia, per ora; per noi infatti è doveroso adempiere ogni giustizia».
Allora acconsentì.
Non appena s’immerse, Gesù risalì subito dall’acqua. Ed ecco: si aprirono a lui i cieli e vide lo spirito di Dio discendere in forma di colomba e venire su di lui. Ed ecco: una voce venne dai cieli che diceva: « Questi è il mio Figlio diletto nel quale ho posto la mia compiacenza».
vangelo di Matteo
Ora in quei giorni, Gesù giunse da Nazaret di Galilea e fu battezzata da Giovanni nel Giordano.
Quindi, mentre risaliva dall’acqua, vide i cieli che si squarciavano e lo Spirito che discendeva su di lui come colomba. Una voce venne dai cieli: « Tu sei il Figlio mio diletto; in te mi sono compiaciuto».
vangelo di Marco
Tutto il popolo si fceva battezzare e fu battezzato anche Gesù. E mentre stava in preghiera, il cielo si aprì e lo Spirito Santo discese su di lui, in forma corporea, come colomba.
E vi fu una voce che venne dal cielo: « Tu sei Figlio mio amatissimo, in te io mi compiaccio».
vangelo di Luca
Il battesimo per la remissione dei peccati per il Cristianesimo cancella tutti i peccati commessi fino al momento battesimale, siano essi mortali, veniali e monda dal peccato originale.
Vediamo ora una altra coppia di dipinti relativi alla storia biblica, ovvero le prove di Mosé del Vecchio Testamento e le prove di Gesù del Nuovo Testamento.
mentre il dipinto le Prove di Mosè del Vecchio Testamento
Questo dipinto fa parte del registro mediano delle decorazioni della Cappella Sistina (Musei Vaticani); è stato realizzato tra il 1481 e il 1482 da Sandro Botticelli, aiutato da alcuni aiutanti, ha notevoli dimensioni, misura infatti oltre cinque metri e mezzo per circa tre metri e mezzo.
Raffigurazione di episodi biblici
La scena dipinta dal Botticelli cosiddetta “Le prove di Mosé” raffigura alcuni episodi tratti proprio dalla Bibbia, per la precisione dal libro dell’Esodo.
In particolare vediamo in basso a sinistra la parte più nota e emblematica dell’Esodo, la peregrinazione massiccia di gente guidata da Mosé che riconosciamo nelle varie scene presenti nel dipinto con la veste gialla e il mantello verde, sappiamo che Mosé sta guidando il suo popolo verso la Terra Promessa ed è in questo stesso episodio accennato da Sandro Botticelli, che imporrà alle acque del Nilo di separarsi per fare passare il popolo.
Dal Libro dell’Esodo (Vecchio Testamento)
Sandro Botticelli dipinge nello stesso dipinto altri momenti narrati nell’Esodo, tutti sono accomunati dall’avere come protagonista il personaggio biblio vetero testamentario Mosè che come come precedente accennato è l’uomo vestito di giallo e verde.
Vediamo in senso orario partendo da in basso a sinistra Mosé guida il suo popolo verso la Terra Promessa, mentre in alto a sinistra vediamo Mosè dopo essersi tolto i calzari, avvicinarsi al roveto, dove gli appare Dio da cui riceve la missione di tornare in Egitto.
Sull’altro lato del dipinto di Botticelli, il destro, vediamo Mosè fuggire nel deserto dopo aver ucciso l’egiziano che maltrattò l’israelita, mentre al centro dell’ affresco Mosé abbevera il gregge delle figlie di Ietro, dopo essersi battuto con dei pastori prepotenti che volevano impedirlo.
Tra le altre cose sapete che poi Mosè si sposerà con una delle figlie di Ietro? Interessante, vero? Be’ ora che abbiamo terminato i riquadri della parete dedicata alle prove di Mosé, lasciamo in sospeso ulteriori eventuali approfondimenti sulla vita di Mosè e torniamo a noi, o meglio vediamo le prove di Gesù, ma prima una rapida ricapitolazione nell’elenco di seguito.
Elenco Delle immagini dell’Esodo dipinte
- Mosé conduce il suo popolo verso la terra promessa (in basso a sinistra),
- Mosé si toglie i calzari e parla con Dio apparso nel roveto (in alto a sinistra),
- Mosé accoltella l’egiziano che maltrattò l’israelita (in basso a destra),
- Mosé fugge nel deserto (in alto a destra),
- Mosé si batte con dei pastori (al centro della metà destra),
- Mosé abbevera il gregge delle figlie di Ietro (in basso al centro).
è parallelo alle Prove di Gesù nel Nuovo Testamento
TEMPTATIO IESU CHRISTI LATORIS EVANGELICAE LEGIS
la scritta sul fregio dell’affresco
TEMPTATIO IESU CHRISTI LATORIS EVANGELICAE LEGIS è l’iscrizione che si trova sul fregio e funziona come chiave di lettura del dipinto affrescato, realizzato nel XV secolo da Sandro Botticelli e aiuti presso il registro mediano della cappella Sistina in Vaticano.
Nel registro superiore dell’affresco si vedono le tre tentazioni in cui il demonio avrebbe provato a indurre Gesù Cristo, una quella dell’eremita, il diavolo travestito da eremita incontra Gesù e chiede di tramutare le pietre in pani, questa cosa è dipinta in alto a sinistra, come potete vedere nell’immagine, scorrete poi verso il centro dell’affresco e vedrete la raffigurazione di Gesù che resiste alla tentazione del demonio, senza accettare la sfida mortale, ovvero non si getta nel vuoto per essere salvato dagli angeli, come gli ha chiesto il diavolo per dimostrare la sua origine divina.
Continuando nel registro alto, verso destra, nell’affresco vedete il demonio che precipita da una rupe, ormai nudo il demonio, non ha più risorse dopo che Gesù ha rifiutato la tentazione di dominare il mondo, dunque casca dalla rupe, in una catabasi metaforica, il demonio ritorna insomma negli inferi.
Il sommo sacerdote riconoscibile in primo piano per la veste e il copricapo orlati d’oro, sta probabilmente compiendo un sacrificio animale; simboleggia Mosè, che dona la Legge, mentre il giovane che gli sta davanti con veste bianca, si identifica con Cristo, vittima egli stesso del sacrificio per redimere l’umanità intera.
Il tempio che è dietro di loro sullo sfondo della scena centrale merita una attenzione particolare, per due motivi, archetottinicamente richiama l’ospedale di Santo Spirito in Saxia, narrativamente mostra sulla sommità dell’edificio una altra “piccola” scena, ovvero una delle tre tentazioni di Cristo, sopracitata, Gesù resiste alla sfida del demonio che gli chiede di gettarsi nel vuoto per dimostrargli la sua stessa natura immortale.
Vecchio Testamento
Passo ora in maniera massiva al Vecchio Testamento, ovvero alla parte del libro sacro condivisa da diverse religioni monoteiste.
Il Vecchio Testamento inizia con la Genesi, di cui vi mostrerei più avanti alcuni dipinti ad essa ispirati, come ad esempio Adamo ed Eva, un soggetto dicotomico che è stato affrontato da moltissimi pittori, idealmente potremmo tracciare una linea storica da Marc Chagall a Lucas Cranach il Vecchio, da Tiziano a Dürer, da Tintoretto a Raffaello sempre passando attraverso questo soggetto duplice, ma sono molti altri gli artisti che ci mostrano la loro interpetazione del primo uomo e della prima donna, ma prima vediamo un altro dei libri della Bibbia che non smette di farmi riflettere, Giuditta, sempre possibilmente con il mio approccio marginale, prettamente storico-artistico, con la buona speranza che possa attirare la vostra curiosità, così che magari ognuno di voi tra quelli che non lo hanno già fatto, legga in prima persona, o più in generale che si avvicini alla Bibbia, superando lo scoglio che si ha pensando ad essa come qualcosa di lontano da sé, perché la Bibbia è ovunque, specialmente nella storia dell’arte, e con l’augurio che addirittura ne realizzi qualche immagine.
Quindi proseguo in maniera libera con Giuditta, un libro intitolato alla sua protagonista, Giuditta appunto.
Giuditta
La deliberata indifferenza per le precise informazioni storiche e cronologiche che si rilevano in questo libretto della Bibbia, lo collocano, come anche Tobia, in un genere letterario che appartiene di più alla novella letteraria che non alla vera e propria storia; inoltre qui sono utilizzati anche elementi del genere letterario apocalittico, in una notevole prospettiva universalistica della salvezza.
L’eroina del libro è una donna giudea vedova, di nome Giuditta, giovane e virtuosa che grazie alla sua fede, alla sua bellezza e alla sua astuzia, salva Betulia, città palestinese cinta dall’assedio di Oloferne, generale del re Nabucodonosor di Assiria.
L’autore esalta la fierezza religiosa del popolo di Dio al cospetto dei suoi nemici; il fatto che a salvare Betulia e i suoi abitanti sia una donna, Giuditta, è significativo nell’economia del racconto, infatti questo fatto sottolinea a proposito della divina provvidenza che si serve di umili e apparentemente inadatti per le sue grandi opere, come ad esempio liberare un intero popolo da un assedio, e perciò fa riflettere sulle sue infinite risorse.
Il testo comincia con queste parole che seguono:.
Nell’anno decimosecondo del regno di Nabucodonosor, che regnava sugli Assiri nella grande città di Ninive, Arfacsad regnava sui Medi di Ecbatana (…).
La Sacra Bibbia, Giuditta, I, 1
Scritto originariamente in ebraico o in aramaico, ci è giunto nella più tarda redazione greca e fu pubblicato verso la fine del secolo II avanti Cristo, al tempo dell’epopea maccabeica; fa parte dei testi deuterocanonici, cioè accettati solo dal canone cattolico.
Giuditta I

Il quadro che vedete qui sopra è Giuditta I di Gustav Klimt pittore austriaco nato nel 1862 a Vienna e ivi scomparso nel 1918; è dipinto olio e foglia d’oro su tela e è stato realizzato nel 1901 e fa parte del periodo aureo di Gustav; conservato al Belvedere di Vienna è uno dei quadri che preferisco.
Questo quadro ha più di 120 anni eppure è assolutamente contemporaneo, potrebbe sembrare dipinto, per così dire, oggi stesso, perché ha canoni che sono ancora estremamente contemporanei, mi riferisco all’immediatezza contemporanea, al grado di astrazione e al fatto che il soggetto figurativo è immerso nel suo ambiente, come tipicamente nell’astrattismo una opera è opera d’arte in quanto immersa nel suo ambiente, insomma a mio avviso lo stile Liberty di Gustav Klimt, è unico e come di solito capita per le opere dei grandi artisti, si fissa alla memoria visiva impressionando a fondo la retina.
Ricordo di aver visto dal vivo questo quadro, un quadretto che non avevo mai visto prima, e di essere rimasta affascinata, per una giovane ragazzina come ero io all’epoca in cui andai al Belvedere in gita scolastica, questa donna dipinta da Gustav Klimt comunicava affacciandosi da un velo, qualcosa che non riuscivo a cogliere appieno, qualcosa che avrei voluto capire, una voce che avrei voluto udire.
All’epoca non avevo mai visto prima questo quadro, sui libri di Storia dell’arte generalmente gli artisti sono presentati in maniera antologica, quindi alla voce Klimt Gustav uno può vedere di solito il bacio, l’abbraccio, le tre età, …, quadri più famosi perché di solito usati come icona, e anche notevolmente più grandi sul piano delle dimensioni rispetto al piccolo Giuditta.
Ho accennato precedentemente a Gustav Klimt in questo articolo, Paul Klee e Egon Schiele tra i pipistrelli e gli insetti, vi lascio il link, magari vi fate un giro.
La Secessione Viennese.
Elettra Nicodemi
Nel 1896 Gustav Klimt e altri 18 artisti proclamano una scissione dalla Accademia Di Belle Arti Viennese, infatti i canoni estetici a cui l’arte ufficiale accademica pretendeva che gli artisti si adeguassero erano troppo stretti per i secessionisti; si trattava di una estetica formale e non rispondente ai loro bisogni comunicativi, distante dalla espressione stilistica e impossibile da adattare al messaggio di molti artisti che gravitavano intorno alla città di Vienna; da questa necessità di esprimersi liberamente deriva la frattura con l’arte canonica e accademica.
La secessione viennese anticipa un movimento filosofico-estetico che si sviluppa in modo simile tra molte città Europee durante la fine del XIX secolo, legato al liberare l’arte dai canoni stilistici in quanto essa deve essere libera espressione e perciò libera rappresentazione.
Giuditta e Oloferne
Michelangelo Merisi da Caravaggio

Questo Giuditta e Oloferne è un dipinto del celebre pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio, meglio noto semplicemente come Caravaggio, dal nome della sua cittadina d’origine Caravaggio che si trova in Lombardia (Italia).
Nato a Milano il 29 settembre del 1571, scomparse a Porto Ercole il 18 luglio del 1610 e con le sue opere, tanto brillanti quanto geniali per l’insuperabile maestria nel dipingere la luce entro la porzione di mondo dipinta. ad accrescere la sua fama non serve molto tra gli storici dell’arte, infatti la sapiente arte con cui dipinge i particolari in ombra e in luce a seconda della loro posizione rispetto alla fonte luminosa, lo rendono un possibile cardine della narrazione storico artistica, anche se nello stesso periodo altri come lui stavano raggiungendo quella bravura e molti prima di lui avevano insegnato quella via per dipingere, è innegabile che la fantasia e l’estro caravaggesco sono davvero ammirabili e raramente pareggiati nel corso di secoli.
A parte questo Caravaggio è altrettanto famoso per il modo in cui scomparve, e per vicende della sua vita personale che lo allontanano dal mito del pittore artista mite e di temperamento quieto, immagine a cui siamo adusi riferirci pensando a questo genere di arte, quella fatta di colori e supporti per dipingere.
Anche lui si cimentò, più volte, nel raccontarci la Bibbia, mostrando momenti narrati nei libri di cui è composta la Bibbia, come ad esempio l’uccisione di Oloferne da parte di Giuditta.
Quindi se Gustav Klimt che abbiamo visto più sopra si avvicina a questo libro della Bibbia, Giuditta, mostrandoci la sua visione della donna a cui è intitolato il libro, nel quadro Giuditta 1, Michelangelo Merisi, anteriore di ben tre secoli rispetto all’opera Gustav Klimt, mostra il momento della decollazione della testa, sotto la sua luce personale.
Francisco Goya

Questa opera di Francisco Goya fa parte della serie cosiddetta delle Pitture Nere, realizzate a partire dal 1819 presso la Quinta del Sordo, ovvero la casa acquistata da Francisco Goya e dipinta con un ciclo di 14 pitture.
Le pitture si trovano adesso al Museo Del Prado dopo essere state staccate e trasposte su tela.
Se vi state chiedendo dove avete già sentito parlare di Francisco De Goya prima d’ora nell’ambito di questo sito, potete trovare qui un riferimento:.
Video in cui si accenna alle Pitture Nere
Prossimamente vedremo in questo stesso articolo anche altre raffigurazioni famose di questo tema, tratte dal libro Giuditta, ovvero “Ritorno di Giuditta dal campo nemico” di Sandro Botticelli, artista fondamentale nella Storia dell’arte, di cui ho scritto qualcosa in precedenza ad esempio in questo articolo “Sandro Botticelli: l’oro delle tele, Firenze e il Neoplatonismo” e altre.
Giuditta con la testa di Oloferne

Questo quadro fu dipinto da Cristofano Allori una decina circa di anni prima della sua dipartita a miglior vita, prematura direi, essendo morto all’età di quarantaquattro anni, nel 1621.
La datazione del quadro, considerando la data di nascita del pittore figlio e allievo di Alessandro Allori a sua volta pittore fiorentino allievo del grande Agnolo di Cosimo Mariano (il Bronzino), colloca la tela nella vita del pittore all’età che va dai 33 ai 35 anni, dunque personalmente, rifletto, era mio coetaneo all’epoca in cui produsse quest’opera che per me è un vero capolavoro della storia dell’arte oltre che essere il quadro più famoso di Allori.
Stando alla cronaca sul dipinto, il volto di Giuditta sarebbe quello della sua amante, Mazzafirra, mentre quello di Oloferne decapitato, corrisponderebbe al suo suo.
sandro botticelli
Giuditta e la sua ancella ritornano a betulia

Come detto quello dell’eroina ebrea che uccise il generale assiro Oloferne, liberando la città di Betulia dall’assedio nemico è un soggetto spesso rappresentato nell’arte figurativa.
Sono molte dunque le varianti, ad esempio nella versione botticelliana vediamo Giuditta che impugna nella mano destra una arma, l’arma con cui ha decapitato Oloferne e nella sinistra tiene un ramoscello; è seguita dall’ancella che porta con sé la testa di Oloferne, reggendola dentro un telo sopra il capo.
Lucas Cranach il vecchio
Giuditta con la testa di Oloferne

Nella versione di Lucas Cranac il vecchio richiamata qui sopra, Giuditta impugna nella sua mano destra una spada e con la sinistra tiene per i capelli la testa mozzata di Oloferne che è appoggiata su una specie di ripiano di fronte a lei.
L’eroina biblica dipinta da Lucas Cranac il vecchio è ritratta a busto rivolta verso la sinistra del dipinto, con la testa leggermente inclinata, in abiti contemporanei rispetto alla datazione del quadro, 1530, indossa una veste rosso scuro e aranciata con motivi, e una fascia sulla vita a righe bianche e nere, un cappello con grandi piume e guanti circa grigio chiaro che lasciano intravedere dita inanellate.
I capelli come tipico del periodo sono raccolti entro una retina di perline e al collo porta collane apparentemente vistose e preziose.
Alle sue spalle entro un riquadro tipo finestra si vede uno scorcio paesaggistico e il cielo diurno limpido.
Genesi


I primi cinque libri della Bibbia, anche detti Pentateuco, sono globalmente denominati dagli Ebrei “la legge” perché costituiscono la base storica, religiosa e giuridica del popolo della salvezza; essi sono intitolati: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Quasi tutta la quintuplice opera è dedicata al personaggio e all’opera di Mosè, per mezzo del quale Dio fondò il suo popolo; a lui viene anche attribuito dalla tradizione ebraica e cristiana il Pentateuco, detto perciò i libri di Mosè.
In realtà, nell’opera letteraria convergono fonti assai antiche e aggiunte e modifiche anche di molto posteriori al tempo di Mosè, ma compiute nel suo spirito e sotto la sua autorità, come legittimi e necessari adattamenti a condizioni storiche e religiose successive.
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio costituiscono תוֹרָה (la Torah o Bibbia Ebraica); sono anche i primi, cinque libri, da cui segue il riferirsi ad essi con il termine “Pentateuco”, della sacra Bibbia.
Torah significa “insegnamento”; secondo la tradizione è stata data al popolo di Israele su monte Sinai (o הר סיני, o monte Horeb, …) in Egitto; il testo è costituito da 5888 versi per 79976 parole.
Contiene i dieci comandamenti, le leggi e la storia di Israele, dalla creazione del mondo fino alla morte di Mosè, prima dell’ingresso del popolo di Israele in Terra Promessa.
In ebraico i cinque libri si chiamano:
- בְּרֵאשִׁית (indicazione di fonetica per chi non conosce l’ebraico, ovvero pronuncia trasposta nell’alfabeto fonetico della lingua italiana: Bereshit);
- שְׁמוֹת (pronuncia Shemot),
- וַיִּקְרָא ( pronuncia circa Vayikra),
- בְּמִדְבַּר (pronucia Bamibdar);
- דְּבָרִים (pronuncia devarim).
- .
I dipinti di Adamo e di Eva sono datati 1528; dopo una iniziale attribuzione a Albrecht Dürer, dal 1784 il doppio dipinto è assegnato a Lucas Cranach il vecchio, il quale riprende i dipinti analoghi conservati al Museo Del Prado e realizzati nel 1507 proprio da Albrecht Dürer, il quale sigla entro una targhetta entro il dipinto di Eva, a seguito di un approfondito studio per così dire anatomico e sulle proporzioni.
Il dipinto di Albrecht Dürer costituisce la piena realizzazione degli studi sulla proporzione umana compiuti durante il secondo viaggio a Venezia, viaggio a seguito del quale sappiamo che il pittore avrebbe voluto scrivere un approfondito trattato.
Sembrerebbe che all’epoca si trattasse di una delle poche raffigurazioni di nudo consentite dall’arte religiosa, da ciò segue una speculazione sulla committenza del dipinto di Albrecht Dürer, risulterebbe infatti un pagamento di 120 fiorini, per un dipinto su questo tema da parte dell’allora vescovo di Breslavia.
Comunque è noto che nel secolo successivo le due tavole dipinte da Albrecht Dürer, appartenessero a Cristina di Svezia, regina di Svezia dal 1632, la quale le donò poi al suo contemporaneo Filippo IV di Spagna, da qui la destinazione al Del Prado di Madrid.
Le raffigurazioni di Adamo e di Eva sono molte di più rispetto a quelle qui mostrate; talvolta esse sono note altrimenti sotto il nome di Giardino dell’Eden o semplicemente Eden, o in rari casi col nome di Paradiso.
Per esempio vediamo inoltre questa stampa Adamo al lavoro dopo la caduta dal paradiso terrestre di Maerten De Vos (1532-1603) e Johann Sadler, datato 1583.

Come si è visto non è affatto eccezionale che nei dipinti a tema biblico, gli stessi personaggi siano presenti più volte in una stessa raffigurazione, infatti si tratta di un racconto di cui molto spesso gli artisti rappresentano più momenti successivi, in modo tale da indicare con precisione quale parte stanno dipingendo, sia perché molto spesso si trattava di dipinti atti a ricordare il racconto e dunque portano con sé la narrazione.
E anche in questo caso vi è una doppia raffigurazione dei protagonisti Adamo e Eva, da notare infatti che circa in ultimo piano nella porzione destra centrale, nell’immagine si vedono due figure umane, Adamo e Eva stessi, probabilmente appena scacciati dall’Eden.
La flora è assolutamente suggestiva, incontaminata e rigogliosa, in piena assonanza con gli studi compiuti in Italia in particolare con Tintoretto, la raffigurazione en plein air è resa in maniera stupefacente, così come si vede un forte studio prospettico che sta dietro al design di questa stampa, così immersi nella natura, al centro in primo piano, è raffigurato non solo Adamo intento a lavorare la terra, da cui prende nome la stampa, ma anche Eva, i figli, intenti a scaldarsi presso un focolare, poi la loro capanna e una quantità di animali.
Tra le bestie presenti ve ne sono di domestiche e di selvatiche, riconosco delle quaglie, pecore, un cagnolino (o un agnellino), uno scoiattolo, poi conigli, capre o stambecchi, probabilmente un grosso roditore (o un ungulato), un cavallo e uno fantastico, l’unicorno, un toro e forse uno struzzo; in lontananza infine un elefante e un dromedario.
Questa stampa a cui mi riferisco è ad opera di Maerten De Vos e Johann Sadler e, come potete leggere nella didascalia, è conservata negli Stati Uniti al the Met (NY); risale al 1583.
Il sacrificio di Isacco




La raffigurazione di Adamo e di Eva di cui ho accennato più sopra non è di certo l’unica parte della Genesi, sebbene senza dubbi sia la più nota, che è dipinta e che possiamo studiare nella storia dell’arte, infatti anche il Sacrificio di Isacco, narrato nel capitolo 22 del libro della Genesi, e di cui ho messo alcune versioni nella galleria di immagini qui sopra è stato dipinto da molti artisti del passato.
Tutte queste poche raffigurazioni che ho aggiunto qui sopra, sebbene di artisti diversi e realizzate in epoche diverse, dipingono il momento culminante della narrazione, ovvero il momento in cui Abramo, al quale era stato comandato da Dio stesso di uccidere il suo unico figlio Isacco, viene richiamato dall’angelo del Signore che gli dice di non stendere la mano contro il ragazzo e di non fargli alcun male.
Da notarsi a rubrica della piccola galleria di immagini qui sopra, una sostanziosa differenza, ovvero il fatto che a eccezione di quello di Rembrandt, nei dipinti di Caravaggio e in quello di Andrea del Sarto compare anche l’ariete; nel seguito del testo biblico in cui è raccontato questo episodio infatti Abramo scorge un ariete impigliato con le corna in un cespuglio e allora va a prendere l’ariete che offrì in olocausto al posto del figlio.
Sono molte le raffigurazioni di questo episodio, realizzate con tecniche diverse e in periodi diversi della storia dell’arte, ad esempio un affresco di Raffaello Sanzio, poi Donatello che lo scolpisce in marmo bianco di Carrara, così come il Ghiberti e Filippo Brunelleschi realizzano formelle bronzee con dorature e sono anche molte di più le raffigurazioni strettamente pittoriche intendo cioé realizzate a olio su tela, ad esempio si sono cimentati su questo soggetto il Tiziano, il Tiepolo, il Domenichino e molti altri.
Esodo

Il libro Esodo segue a quello della Genesi; racconta con epici accenti la trionfale uscita dall’Egitto e il viaggio nel deserto fino al monte Sinai (o monte Horeb, …), dove il popolo liberato riceve da Dio, che si manifesta grandiosamente, la legge che lo caratterizza e lo impegna nell’alleanza stretta con il Dio dei padri, la narrazione contiene perciò anche vaste sezioni legislative.
Esiste in particolare un dipinto che raffigura l’Esodo (l’uscita) del popolo dall’Egitto ed è quello che vediamo riprodotto nell’immagine qui sopra, ma esso non è il solo significativo per il libro dell’Esodo, infatti nel testo sono presenti molteplici sezioni e sono distinguibili varie sequenze, tra cui la vera e propria uscita dall’Egitto.
Tra le varie sequenze che eventualmente si possono individuare nel testo biblico entro il libro dell’Esodo, una in particolare è tra le più dipinte, ovvero quella che riguarda l’elargizione della manna da parte di Dio al popolo; il racconto di questo stesso evento miracoloso è presente sia in Esodo che in Numeri, così come è rievocato in Deuteronomio con alcune differenze, a me personalmente ricorda con le dovute considerazioni, il miracolo di moltiplicazione dei pani e dei pesci narrato nel Vangelo, anche se effettivamente le differenze sono più che notevoli, sostanziali e quindi si tratta di una associazione di idee peregrina oltreché personale.
Insomma, tornando al dunque, il popolo di Israele avrebbe ricevuto da Dio cibo in abbondanza in un momento in cui altrimenti non avrebbero saputo come sopravvivere, vediamo meglio sul testo, ma prima una domanda, sapete chi è Aronne?.
Lo troveremo nel testo perché Mosè è spesso affiancato da Aronne che è suo fratello e suo portavoce.
Aronne (in ebraico: אַהֲרֹן) è fratello maggiore di Mosè, figlio di Amram e Jochebed della tribù di Levi, è al fianco di Mosè come suo portavoce.
La manna


Levarono l’accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d’Egitto.
Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Gli Israeliti dissero loro: “Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne. mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine”.
Allora il Signore disse a Mosè: “Ecco io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no.
Ma il sesto giorno quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di quello che raccoglieranno ogni altro giorno”
[…]
La casa di Israele dunque la chiamò manna.
Era simile al seme del coriandolo e bianca; aveva il sapore di una focaccia con miele.
[…]
La Sacra Bibbia, Esodo XVI, 1-5, 31.
Levitico

Il nome greco del libro Levitico indica che esso riguarda specialmente i sacerdoti di Israele, i quali appartenevano alla tribù di Levi; il testo contiene le prescrizioni che regolano il culto all’unico Dio da parte del popolo eletto.
Il libro interrompe la trama storica dei precedenti due, e ha carattere quasi esclusivamente legislativo, perciò ho scelto di mettere l’immagine qui sopra, raffigurante Mosé con le tavole della legge, si tratta di un olio su tela del pittore Rembrandt.
Nonostante sia di faticosa lettura, il libro è importante non solo per comprendere il mondo religioso in cui visse Gesù e la potenza liberatrice dell’evangelo, ma anche per le verità eterne che emergono dal cumulo di minuziose prescrizioni, poi in qualche modo riassunte dalla rivelazione cristiana, ovvero nei fatti la necessità di onorare Dio con un culto non solamente interiore e non esclusivamente esteriore e l’imitazione di Dio per realizzare di una vera vita religiosa, la giustizia e l’amore come componenti della vera religione.
Il filo della storia interrotto da questo libro riprende nel libro seguente intitolato Numeri oltre l’undicesimo capitolo, infatti i primi 11 capitoli son legati ai censimenti da cui origina il titolo stesso Numeri.
Numeri

Il titolo del libro Numeri è di origine greca, equivale a “censimenti”, in riferimento ai capitoli dall’1 all’11; viene poi ripreso il filo della storia interrotta con il Levitico con il racconto del cammino di Israele nel deserto che lo separa dalla terra promessa, a partire dal monte Sinai fino alle soglie della Palestina, dopo un soggiorno lungo quaranta anni presso Kades, dove la generazione dell’Esodo si spegnerà perché ribelle a Dio in più occasioni durante l’esasperante marcia .
Il dipinto di Sandro Botticelli e aiuti che vediamo qui sopra è affrescato presso la Cappella Sistina nella parete sud, per la precisione nel registro mediano e nel quinto compartimento, si legge dunque da destra verso sinistra, come gli altri di questa parte, e come gli altri della Cappella Sistina che abbiamo visto in questo articolo costuisce una narrazione di più momenti, in cui Mosé è individuabile per la veste gialla e verde, la lunga capigliatura bianca, accompagnata da barba e baffi altrettanto lunghi e folti.
Aronne che come abbiamo visto più sopra è fratello maggiore e portavoce di Mosè, invece sarebbe immediatamente riconoscibile dalla veste celeste e dal copricapo, una tiara con tre anelli.
Il dipinto prende luogo a mio avviso dal capitolo 16 del libro Numeri, vediamo il riferimento di una parte, di seguito, in particolare la parte all’estrema sinistra in cui si vedono delle figure di uomini cascare in una voragine del terreno e quella centrale in cui un fuoco divora gli incensieri:
Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi, la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba.
Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall’assemblea.
Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: « La terra non inghiottisca anche noi!».
Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta incensieri.
La Sacra Bibbia, Numeri, XVI, 31-35
I più attenti tra i miei lettori avranno visto delle persone sospese su delle nuvolette, salvate dall’inghiottimento; dunque in seguito mi addentro in ulteriore approfondimento dell’abbagliante dipinto e del suo corrispettivo neotestamentario intitolato Consegna Delle Chiavi.
Questa parte di Numeri tuttavia non è l’unica che costituisce un riferimento storico-artistico; avete già sentito parlare prima di Baalam e dell’angelo o li avete mai visti?.
Baalam e l’angelo


Questa è la parte che preferisco in assoluto, in tutta la mia vita fin’ora, quindi per favore, leggete con me parte di Numeri, di seguito:.
L’asina vedendo l’angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mani, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi.
Baalam percosse l’asina per rimetterla sulla strada.
Allora l’angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là.
L’asina vide l’angelo del Signore, si serrò al muro e strinse il piede di Baalam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo.
L’angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra. L’asina vide l’angelo del Signore e si accovaccio sotto Baalam; Baalam si accese d’ira e percosse l’asina con il bastone.
Allora il Signore aprì la bocca dell’asina, che disse a Balaam:
“Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?”.
Balaam rispose all’asina: Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito”.
L’asina disse a Balaam : “Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?”.
Ed egli rispose: “No”.
Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l’angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchio e si prostrò con la faccia a terra.
L’angelo del Signore gli disse: “Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio. Tre volte l’asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse già uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei”.
.
La Sacra Bibbia, Numeri, XXII, 23-. L’angelo del Signore gli disse:
La Bibbia non ha una morale esplicita come accade per esempio nelle favole di Esopo, e io non mi metterò certo a scriverne una, però posso dire qualcosa, per iscritto, su questo passo che riporto qui sopra, la parte che mi stringe di più il cuore e quella in cui Balaam risponde all’asina, perché dà una risposta sincera, dice, no, non sei solita comportarti così, l’asina gli ha posto una domanda e lui ha risposto sinceramente, secondo verità, non ha fornito una risposta che tornava comoda con il suo quadro dei fatti, non ha mentito per giustificare in qualche modo le triplici botte che ha vergato, e dunque è potuto andare oltre, Numeri riporta, allora il Signore gli aprì gli occhi, così che potesse vedere l’angelo armato di spada, il motivo del cambiare strada, il motivo del disubbidire dell’asina, e dunque la fedeltà della asina e lo scampato pericolo.
Colgo l’occasione per ringraziare i miei lettori fin qui e chiedergli la cortesia di continuare a leggere questo articolo che sto continuando a scrivere via via.
La versione di Rembrandt è vagamente diversa, infatti anche il nome del quadro è leggermente diverso, si intitola Balaam e l’asino, per il fatto che in primo piano si vedono Balaam e l’asina, Balaam è colto nel momento in cui sta per vergare, è raffigurato con una verga levata fin sopra la sua testa, e l’asina forse in quel momento sta per parlare, l’angelo con la spada sguainata in mano è dietro la coppia figurativa, ovvero in secondo piano.
Molto ricercate le vesti e presenti figure di sfondo legate alla narrazione.
Deuteronomio
Articolo in aggiornamento.
di Elettra Nicodemi
Categorie:Storia dell'Arte
1 risposta »
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