L’omicidio di Kathleen Peterson
Michael Iver Peterson è nato in Tennessee nel 1943, è scrittore e giornalista.
Il 9 Dicembre 2001 la sua seconda moglie Kathleen Hunt Atwater muore nella loro villa di Forest Hills, North Carolina.
Kathleen è stata trovata morta in fondo alle scale di servizio della villa; la difesa di Peterson ha sostenuto che Kathleen era morta in seguito ad una caduta accidentale dalle scale.
L’accusa ha invece sostenuto che era stata colpita in testa dal marito con un attizzatoio.
Nel 2003 Peterson è stato riconosciuto colpevole di omicidio di primo grado.
In seguito ad una revisione, nel 2011, è stato riconosciuto colpevole di omicidio preterintenzionale e liberato in quanto è stato condannato ad una pena inferiore a quella già scontata.
Nel dicembre 2014 ho cominciato a studiare il caso dell’omicidio di Kathleen Hunt Atwater Peterson al fine di ricostruire la dinamica dei fatti.
Il District Attorney, ovvero la pubblica accusa, ed un suo consulente, un esperto di “Blood Pattern Analysis”, avevano infatti commesso errori nella ricostruzione dei fatti, errori che sono costati la scarcerazione di Peterson.
Michael Iver Peterson è un bugiardo patologico convinto di essere un buon mentitore tanto da aver permesso al regista francese Jean-Xavier de Lestrade di girare un incriminante documentario sulla sua vicenda processuale, “The Staircase” (2004), un documentario di successo che è andato in onda anche in Italia nel 2018 su Netflix.
Dal documentario emerge con forza il profilo psicopatologico di Michael Peterson e quello della sua famiglia allargata, uno straordinario esempio di famiglia narcisistica.
Peterson ha abusato mentalmente delle sue due mogli (Patricia Sue e Kathleen), dei due figli avuti con la prima moglie Patricia (Todd e Clayton) e delle due figlie adottive (Margaret e Martha, figlie di Elizabeth Ratliff), l’unica componente della famiglia che è sfuggita alle manipolazioni di Peterson è la figlia di Kathleen, Caitlin Veronica Atwater.
Michael Peterson è un uomo arrogante, ossessionato da se stesso e dai propri bisogni, è privo di empatia, è incapace di stabilire relazioni sane con gli altri esseri umani e convinto erroneamente di essere più intelligente dei suoi interlocutori.
L’arma del delitto
Kathleen non è morta in seguito ad una caduta dalle scale né Peterson ha usato l’attizzatoio per colpirla, come sostenuto dall’accusa.
Michael Iver Peterson ha ucciso sua moglie Kathleen tra le 23:08 e le 23.53 del 9 dicembre 2001 e ha commesso l’omicidio con le mani nude.
Michael Iver Peterson ha ucciso sua moglie Kathleen prendendola per i capelli e facendole sbattere ripetutamente e violentemente la testa contro gli scalini di legno della scala di servizio della loro villa.
Durante l’aggressione, che si è sviluppata in almeno due tempi, in un’occasione Michael Peterson ha stretto la gola di Kathleen e con il pollice della mano sinistra le ha rotto il corno superiore della cartilagine tiroidea di sinistra.
Le risultanze medico legali e la ricostruzione dei fatti
All’esame autoptico sono state riscontrate multiple lacerazioni sul cuoio capelluto della vittima e nessuna frattura della teca cranica.
Secondo l’analisi medico-legale tali lacerazioni furono causate da un oggetto piatto.
Nessun oggetto piatto colpì la testa di Kathleen, fu la testa di Kathleen ad impattare contro gli scalini di legno della scala di servizio.
Tra le mani di Kathleen, sugli ultimi scalini della scala di servizio dove Kathleen trovò la morte e sulla lattina di Diet Coke dalla quale aveva bevuto Michael Peterson dopo l’omicidio, furono repertati alcuni capelli strappati appartenenti alla vittima.
Michael Peterson strappò i capelli a Kathleen durante l’omicidio perché li usò per trattenerla e sbatterle la testa a terra, Kathleen se ne strappò altri nel tentativo di liberarsi dalla presa mortale del marito, per questo motivo vennero ritrovati tra le dita di entrambe le sue mani.
È chiaro che, se i capelli ritrovati sulla scena del crimine fossero stati analizzati al microscopio, i risultati dell’analisi avrebbero permesso agli investigatori di differenziare i capelli strappati da quelli che si erano rotti in seguito all’impatto del cuoio capelluto con gli scalini.
La grande quantità di sangue presente sul cavallo dei pantaloni di Michael Peterson si spiega facilmente:.
Michael Peterson assaltò Kathleen una prima volta e la credette morta, Kathleen invece si riprese tanto da riuscire ad alzarsi in piedi, a questo punto Peterson l’aggredì nuovamente dopo essersi seduto su di lei per immobilizzarla, in quell’occasione con i propri pantaloni assorbì il sangue fuoriuscito dalle ferite della moglie e colato sugli abiti della stessa dopo il primo assalto.
Questa ricostruzione è l’unica cui si confanno tutte le risultanze investigative:.
- Kathleen non patì alcuna frattura della teca cranica perché la sua testa impattò contro degli scalini di legno;
- Sul cadavere di Kathleen vennero rilevate alcune contusioni nell’area posteriore delle braccia e sulla schiena perché la donna urtò le braccia e il dorso durante l’aggressione;
- Non furono riscontrate contusioni su coste, gambe, piedi o ginocchia di Kathleen perché Kathleen non cadde dalle scale;
- Alcune contusioni furono invece rilevate sui polsi e sulle mani di Kathleen perché la donna si difese cercando di liberare i propri capelli dalla stretta del marito;
- La distribuzione delle macchie di sangue, il tipo di macchie (low/medium velocity blood spatters), l’assenza di cast off nella ristretta area in cui fu perpetrata l’aggressione, l’assenza di un pattern riferibile ad un corpo sui muri, sullo scalpo della vittima e sulle sue lesioni da difesa, escludono che Michael Peterson abbia usato un’arma per uccidere sua moglie;
- Infine, nessuna frattura del massiccio facciale è stata rilevata all’esame autoptico; è chiaro che se Kathleen fosse stata aggredita da dietro in quell’area così ristretta, ogni qualvolta fosse stata colpita posteriormente, la donna sarebbe caduta urtando il volto.
L’OMICIDIO DI ELIZABETH RATLIFF
Nel 1985, a Gräfenhausen, in Germania, un’amica di Michael Peterson, Elizabeth Ratliff fu ritrovata morta ai piedi delle scale di casa sua dopo che Peterson l’aveva accompagnata a casa.
In questo caso, all’esame autoptico, eseguito in seguito ad una riesumazione dei resti della Ratliff avvenuta dopo l’omicidio di Kathleen, il medico legale ha rilevato lesioni molto simili a quelle presenti sul corpo di Kathleen, oltre ad una frattura della base cranica.
Michael Peterson perpetrò l’omicidio della Ratliff con le stesse modalità.
In questa prima occasione, la testa della sua vittima impattò ripetutamente contro un pavimento di mattonelle di terracotta.
Ursula Franco si è laureata in Medicina e Chirurgia a Pisa nel 1991.
Ha lavorato come ricercatrice nei Dipartimenti di Neurofisiopatologia delle Università di Siena e Pisa.
Ha lavorato come ricercatrice per Woman e Children’s Hospital di Buffalo, New York e per University at Buffalo, New York, USA.
Ha lavorato come Medico nella Casa di Reclusione Isola di Gorgona, Livorno.
Ha ottenuto un Master di secondo livello in Scienze Forensi all’Università di Roma “La Sapienza”.E’ Statement Analyst I certificato.
Ha lavorato come consulenze in molteplici casi di omicidio.
Si occupa soprattutto di omicidi, errori giudiziari e suicidi scambiati per omicidi.
Fa parte del Forensic Team della Cold Case Foundation come Medical Death Investigative Consultant.
Biografia di Dr. Ursula Franco
di Ursula Franco
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