Storia dell'Arte

Giulio Romano, Perin del Vaga: sulla diffusione della Maniera

Affresco
Giulio Romano, Banchetto nuziale di Amore e Psiche, parete sud, Palazzo Te (Mantova)

Dopo Raffaello

Nel periodo di transizione artistica succeduto alla scomparsa di Raffaello e al rifiorire dell’interesse artistico in Roma, Giulio Romano (Roma c. 1492/1499-1546 Mantova) al secolo Giulio di Pietro de’ Gianuzzi (Giulio Pippi) spicca come figura notevole.

Prende la guida della bottega di Raffaello e completa, guidando gli altri discepoli, l’ultima stanza della Sistina, quella lasciata incompiuta dal maestro, la Stanza di Costantino; Giulio Romano non è il solo a farsi strada in quel frangente, tra gli allievi del Raffaello c’è anche Pietro di Giovanni Bonaccorsi (Perin del Vaga); a grandi linee sono loro gli artisti che acquisiscono l’eredità di Raffaello.

Entrambi infatti sono stati in grado di interpretare la sua originalità in maniera fondativa.

Design for a silver saltcellar by Giulio Romano
Giulio Romano, Disegno per una saliera d’argento, 1524-1546, inchiostro, NY, Cooper Hewitt

Nel periodo successivo alla inattesa scomparsa di Raffaello Sanzio, lo Stato Pontificio ha un periodo di vuoto, muore infatti anche “il papa delle indulgenze” Leone X.

Non è tanto la fine del pontificato di Leone X quanto il cambio di rotta dato da Adriano VI (1522-1523) papa olandese, la cui attenzione per le arti fu scarsa e il cui pontificato è ricordato non solo per la brevità, stette al soglio appena un anno e mezzo, ma in generale per la sua austerità.

Austerità brillantemente riscattata da Giulio de’ Medici, al soglio papa Clemente VII, giovane, colto e, per così dire, molto attento alla politica estera.

Perin del Vaga, disegno
Perino del Vaga, Donna inginocchiata tra una folla(*), 1516-1547, inchiostro, dim. 26,2 x 42,1 cm, Londra, British Museum

Lo Stato Pontificio era sì molto forte come mecenate, ma non era il solo; a Mantova i Gonzaga stanno costruendo il loro prestigio e scelgono di affidare proprio a Giulio Romano la realizzazione degli affreschi di buona parte di Palazzo Te.

Giulio Romano 

Giulio Romano è attivo a Mantova sin dal 1524; Ferdinando Gonzaga ha affidato a lui la sovraintendenza delle fabbriche ducali e la carica di sovrintendente del rinnovamento urbanistico.

Giulio con dalla sua l’esempio di Raffaello nelle fucine pontificie, dirige file di collaboratori con risultati eccezionali.

Perino del Vaga, Deposizione, 1516-1547, inchiostro, dim. 32 x 27 cm, Londra, British Museum

Perino lascia la città qualche anno dopo Giulio Romano, tardi nel 1527; nulla di strano, nel maggio di quell’anno infatti avviene il Sacco di Roma, episodio che è preso a segno come causa dell’uscita degli artisti da Roma, la cosiddetta “diaspora degli artisti”. Perino si sposta a Genova alla corte dei Doria, dove Andrea gli affida la ristrutturazione della residenza di Fassolo.

Perin del Vaga

Perin del Vaga ha uno stile molto simile a quello di Raffaello, tanto che si potrebbe dire che l’eleganza o “la maniera” di Raffaello attraverso Perino del Vaga arrivi fino a Genova così come arriva a Mantova per tramite di Giulio.

Perin del Vaga nel periodo romano ha mescolato la sua pittura con Parmigianino (Parma 1503-1540 Casalmaggiore), i risultati sono quindi estremamente interessanti.

Mostra a Palazzo Te

Dall’8 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023, presso Palazzo Te a Mantova (Italia) è in corso una mostra dedicata a Giulio Romano intitolata Giulio Romano, la forza delle cose a cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, mostra che raccoglie una notevole serie di oggetti e progetti dell’artista cinquecentesco oltre alcune riproduzioni fisiche dei bellissimi oggetti di design progettati da Giulio Romano e molto altro.

La mostra autunnale Giulio Romano La forza delle cose (8 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023) a cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, celebra l’energia creativa del maestro manierista come designer di oggetti di alta rappresentanza e il potere delle sue invenzioni.

brochure Mantova: l’arte di vivere

Ho avuto il piacere di visitarla stamani 7 gennaio 2022, per il valore scientifico e storico artistico in nuce a questa mostra, infatti lo studio di Giulio Romano personalmente mi è sempre rimasto difficoltoso, per scarsezza di contenuti delle fonti che ho reperito prima d’ora, il grande lavoro che è stato fatto per realizzare questa mostra e riportare Giulio Romano alla luce è dunque per me davvero incommensurabile.

I miei lettori e in generale, considerando i contenuti social del sito di cui il volume è diventato di maggior spessore per seguire le tendenze del pubblico, i miei fan web, sanno che sono talvolta molto tagliente, quindi non si tratta affatto di piaggeria, ma di vera soddisfazione nell’aver visitato questa mostra; fruendo dei suoi contenuti di persona ho potuto vedere e capire la dellicatezza e la vivida fantastica creatività di questo periodo alla corte dei Gonzaga.

Come suggerito già dalla brochure, si tratta di un viaggio inedito nella dimora cinquecentesca che ricollega l’edifico Palazzo Te e la sua decorazione pittorica, agli oggetti e agli eventi effimeri che un tempo ospitava e per i quali fu appositamente creato e progettato.

Vistando Palazzo Te stamani ho avuto modo di scoprire che la mostra dedicata a Giulio Romano è stata affiancata da una altra mostra, curata da Augusto Morari intitolata Le pareti dell emeraviglie, Corami di corte tra i Gonzaga e l’Europa ( 26 marzo-26 giugno 2022).

Ho potuto apprezzare l’ottica di studiare quanto di effimero non arriva integralmente al giorno d’oggi, ovvero gli apparati decorativi ad esempio in cuio e gli oggetti che erano parte della dimora Gonzaga, e in generale degli ambienti delle corti europee, da cui si desume in maniera raffinata il gusto e la grandezza delle varie personalità.

Come ad esempio abbiamo visto in precedenza sui social nella, potrei chiamarla breve serie dell’Adorazione dei Re Magi, pubblicata a partire dallo scorso mese, in particolare il dipinto di Andrea Mantegna (1431-1506) che raffigura l’adorazione su sfondo nero, con le sole figure della Sacra Famiglia e dei tre re venuti ad adorare il bambin Gesù, dove ho avuto modo di sottolineare che la raffinatezza degli oggetti tenuti tra le mani dai re magi e porti al piccolo Gesù, siano testimonianza del gusto di Isabella d’Este (Ferrara 17 maggio 1474 – Mantova 13 febbraio 1539) moglie di Francesco II Gonzaga e reggente del marchesato di Mantova nell’intermezzo di minorità del figlio Federico, così il gusto dei molti oggetti di cui sono stati esposti i disegni in via eccezionale e i manufatti arrivati ai giorni nostri e dei quali sono stati in alcuni casi riprodotti ad arte appositamente, testimoniano il gusto e la raffinatezza e la fantasia e anche la portata culturale di Federico II Gonzaga così come in generale del periodo culturale in cui Giulio Romano era una potenza creatrice, insieme ad altri in quel periodo, come ad esempio Tiziano Vecellio (più semplicemente noto come Tiziano) che dipinse il ritratto di Giulio Romano, oltre a quello di Carlo V d’Aburgo il potentissimo imperatore da cui Federico II Gonzaga fu incaricato come primo duca di Mantova.

Le opere riprodotte tridimensionalmente

In questi giorni ho pubblicato qualche immagine sui social, quindi credo di fare cosa gradita specialmente ai miei lettori wordpress nel collegare qui di seguito alle immagini, perché credo siano esplicative.

Collegamento a immagini fotografiche che ho scattato, pubblicate online.

Come ben specificato dalle didascalie e dall’impianto espositivo, corredato di video riprodotti su schermo che mostrano le fasi della lavorazione artigianale di ricostruzione realizzata ad hoc da Factum Arte, alcuni oggetti disegnati da Giulio Romano come ad esempio la brocca a forma di mostro marino qui sopra, ma ancora la saliera con le capre, e la pinza da tavolo con becco d’anatra e manici a forma di serpenti, sono stati ricreati, a partire dal disegno.

Nelle immagini che potete vedere qui sopra oppure ad esempio sul sito web della mostra o sul catalogo, si vede l’oggetto che ha preso forma, il disegno è esposto, come in questo caso accanto alla brocca molto probabilmente destinata a contenere acqua, infatti nei disegni di Giulio Romano, la sostanza ispira la forma ovvero la destinazione è immaginifica per la forma dell’oggetto, quindi per l’acqua, la creatura acquatica, per il sale, la presenza delle capre, fanno da piedi alla saliera.

Esse sono ghiotte di sale che sembra siano sul punto di leccarne da quello che andava messo all’interno, mentre nel caso della pinza, il becco dell’anatra curiosamente allungato morde e strappa il cibo dal tavolo da cui si viene tentati.

I progetti di Giulio Romano sono di una fantasia e bellezza rara; personalmente credo sia assolutamente pregevole la riproduzione fisica di questi pezzi di design, infatti permette di apprezzare con maggior facilità il poter immaginifico dei disegni a penna e inchiostro acquarellato e anche di rivedere oggetti per così dire effimeri, andati perduti nel corso dei secoli che separano la corte dei Gonzaga dai giorni nostri e dunque fornisce un piccolo tassello in più per riviverne l’atmosfera di cui gli stupefacenti palazzi a Mantova danno una forte suggestione, grazie agli affreschi e agli stucchi e a tutte le decorazioni, statue comprese ivi presenti, oltre naturalmente all’architettura che di per sé è fortemente tanto significativa quanto unica.

L’argenteria da tavola era uno specchio dell’autorità dei Gonzaga, sia per il valore del metallo prezioso che per la forte presenza di design che poteva diventare argomento di conversazione e specialmente suscitava stupore e meraviglia nei commensali.

Tratto dal testo didascalico Giulio Romano Master Designer

La valenza del lavoro fatto per la mostra intitolata a Giulio Romano è strettamente legata dunque anche alla ricchezza dei prestiti internazionali, i disegni di Giulio Romano sono infatti conservati in vari musei distanti tra loro e in questa occasione sono stati in grande parte raccolti in un unico percorso espositivo, grazie inoltre ad una complice e fortuita occasione, quella del restauro di un volume, il codice Strahov, cosidetto perché normalmente conservato nel monastero di Strahov a Praga e in attesa di essere nuovamente rilegato.

Il codice Strahov infatti è composto da numerosi fogli di cui la maggior parte è progetto originale di Giulio Romano e della sua bottega realizzati su commissione di Gonzaga e di cui ne sono stati selezionati alcuni da esporre in occasione di questa mostra autunnale del 2022 a Palazzo Te.

Infine il grande valore del lavoro scientifico della mostra che ho visitato con immenso piacere e di cui ho acquistato il catalogo, appartiene alla abilità di mostrare sia l’ampio spettro delle invenzioni giulliesche sia la fantasia e l’abilità degli orefici del Cinquecento (XVI secolo); numerosi infatti gli oggetti in oro in prestito da altri musei, talvolta di orefici anonimi, ma da cui si vede una tendenza di gusto e talvolta un vero e prorio spunto tratto da disegni esposti.

La sezione delle armi.

Articolo in aggiornamento.

di Elettra Nicodemi

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