Storia dell'Arte

Raffaello Sanzio: le mescolanze e i ritratti

Raffaello Sanzio, MAdonna col bambino e San Giovannino detta Madonna del Cardellino, entro febbraio 1506, olio su tavola, dim. 1,07x 0,77 m, Firenze, Gallerie degli Uffizi

Introduzione

Se in architettura la formazione di Raffaello Sanzio (1483-1520) è legata a Bramante (1444-1514), in pittura il suo maestro è stato Pietro di Cristoforo Vannucci detto Perugino (1448-1523).

Gli insegnamenti del Perugino sono legati agli anni giovanili; attraverso di lui Raffaello assimila le lezioni di Piero della Francesca e più in generale le soluzioni prospettiche della pittura di fine Quattrocento.

Nel giovane Raffaello della splendida Madonna del cardellino realizzata prima del febbraio 1506, di solito si legge una triplice influenza, quella leonardesca, nel richiamo alla Vergine delle rocce, quella di Pier della Francesca nella misurata composizione prospettica oppure nella monumentalità della scena e, quella michelangiolesca, nel plasticismo delle figure.

Raffaello ha

L’influenza di Michelangelo

Raffaello Sanzio, Ritratto di dama con liocorno, Roma Galleria Borghese
Raffaello Sanzio, Ritratto di dama con liocorno, 1505-1507, tela applicata su tavola, dim. 67x 56, Roma, Galleria Borghese

Si nota come gli insegnamenti e le influenze seguano due indirizzi distinti, come già accennato a proposito degli influssi del Veronese sul Tiepolo, si sottolinea dunque l’importanza di fare caso alle date di nascita e morte degli artisti per evitare di confondere le due cose e per cercare di capire quello che appartiene uno all’altro.

In molta parte della storiografia su Raffaello si fa riferimento a Michelangelo per due motivi, uno l’influsso del Michelangelo sul plasticismo del Raffaello che noi qui esauriamo con la presentazione della Madonna del Cardellino.

E un talento per i ritratti

Raffaello Sanzio, Ritratto di Leone X coni cardinali G. de' Medici e L. de' Rossi, 1518-1519, Firenze, Gallerie degli Uffizi
Raffaello Sanzio, Ritratto di Leone X con i cardinali (…) , 1518-1519, olio su tavola, dim 1,54 x 1,19 m, Firenze, Galleria Palatina

Poi l’altro riferimento di solito evidenzia il talento del Raffaello per i ritratti.

Se per Michelangelo il ritratto è il disegno dell’ideale, per Raffaello 
il ritratto è il disegno della varietà psicologica del personaggio, alcune volte, come si vede bene nel quadro con tre figure il Ritratto di Leone X con i cardinali, figure consce di essere ritratte

-è il caso del cardinale alla sinistra di papa Leone X, il cardinale Luigi de’ Rossi,-

altre volte intente nelle loro occupazioni come, nell’esempio, il papa stesso e il cardinale Giulio de’Medici.

Dunque è nel ritratto che Raffaello segna un punto imprescindibile per tutto il Cinquecento, il suo esempio sarà fortissimo e influenzerà le ambizioni di tutti gli artisti della Maniera.

Chiunque vorrebbe dipingere le persone come Raffaello.

Già Leonardo da Vinci aveva dato il medesimo indirizzo.

Tuttavia il pittore che sembra precedere più da vicino lo stile raffaellita è Antonello da Messina.

I ritratti di Raffaello più che essere fedelissimi al vero sono piuttosto il risultato della reazione emotiva che ha avuto il pittore di fronte alle caratteristiche fisiognomiche della persona ritratta.

Ci sono quindi due momenti uno quello del personaggio vivente l’altro quello della spiritualità dell’artista.

I personaggi di Raffaello sono ritratti nelle loro sembianze mondane, in che modo? Con l’attenzione ai dettagli, che aiutano a caratterizzarli sia fisicamente che moralmente.

Gli elementi naturali in Raffaello sono resi con il suo inconfondibile tono raffinato, tratto unitario dell’artista; si notano a ruota sia la comunicatività del dipinto che l’ampio respiro.

Il periodo romano

Nel periodo romano Raffaello riprende e migliora alcuni temi già sviluppati nel precedente periodo fiorentino, come ad esempio quello della Madonna col bambino.

madonna Aldobrandini
Raffaello Sanzio, Madonna Aldobrandini, 1510-1511, dipinto a olio, dimensioni 38,7 x 32,7cm, UK, Londra, National Gallery

La Madonna Aldobrandini è legata al periodo romano di Raffaello infatti è databile al 1510, e, a parte la composizione piramidale già tipica delle madonne con bambino del periodo e la leggerezza legata a una armonia idealizzata eppure spontanea con cui Raffaello riesce a caratterizzare i tratti pittorici dei movimenti e che costituisce la cifra del suo talento pittorico.

Vediamo al centro del dipinto un fiore di garofano, molto piccolo, di colore rosso nel mentre in cui viene condiviso, donato da San giovannino al bambin Gesù il quale sta seduto in grembo alla sua madre terrena, la Vergine Maria.

Il garofanino rosso è simbolo della futura passione di Cristo, e il matromonio mistico tra cristo e la chiesa sua sposa, inoltre l’accettazione da parte di Gesù di questo dono, simboleggia l’accettazione del suo destino mortale. 

Richiama una Madonna con Bambino di Leonardo Da Vinci, sia per il garofano, sia per la doppia finestra sullo sfondo, il dipinto di Leonardo Da Vinci si chiama Madonna Del Garofano e è conservato alla Alte Pinakoteque di Monaco di Baviera, in Germania,

Madonna della seggiola capolavoro di Raffaello
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Raffaello, Madonna della seggiola, 1513-14, olio su pannello, dim. cm 71, Firenze, Galleria Palatina

L’artista originario di Urbino, nella realizzazione rotonda del 1513-14 detta “Madonna della Seggiola” per lo schienale in primo piano in basso a sinistra, accentua la dimensione interna del ritratto, evitando l’apertura paesaggistica sul fondo del dipinto.

La direzione dello sguardo del Gesù bambino incuriosisce lo spettatore che è poi agganciato dallo sguardo di Maria, mentre il san Giovannino con le mani giunte dà un movimento di apertura alla composizione.

La dolcezza materna dell’abbraccio della Madonna della Seggiola è tra uno dei capolavori di Raffaello.

Per un nuovo compendio dei molti tratti riconoscibili nella sua pittura, vediamo la plasticità dei corpi e la morbidezza nelle pieghe dei vestiti, attribuibili all’influenza michelangiolesca, poi la cura per i dettagli nella realizzazione del legno intagliato e decorato e nella stoffa dello schienale.

Approdfondisco nel seguito della biografia il lungo e ricco periodo fiorentino durante il quale lavorò alacramente anche come architetto.

Il tratto di Raffaello

Naturalezza, plausibilità e un forte richiamo al sentimento, queste sono le carte vincenti dei dipinti raffaelliti che delineano il tratto di questo pittore unico, per capirne in modo il più aderente possibile bisogna a mio avviso addetrarsi nella sua biografia, da cui si possono trarre interessanti informazioni che permettono di farsi un’idea sulle vicende che hanno attraversato la sua vita lavorativa.

Nel video editoriale vi racconto qualcosa di personale legato a Raffaello Sanzio, poi spero vogliate addentrarvi con me nella sua vita.

Video editoriale  

Nel video editoriale vi parlo di uno dei miei quadri preferiti, San Giorgio e il drago realizzato dall’urbinate e conservato a Washington, Il video è in italiano e ha i sottotitoli.

Video Editoriale

Ultimamente mi sono occupata di Raffaello Sanzio in riferimento alla sua biografia che, come accennato più sopra, permette di capire attraverso gli spostamenti gli incontri e le commissioni, qualcosa di più su questo artista e architetto vissuto a cavallo del XV e XVI secolo; nel video seguente in cui faccio riferimento a alcuni quiz proposti sui social network e relativi alla storia dell’arte, una visione sulla vita dell’urbinate e sul cosiddetto mito di Raffaello, ovvero alla visione di impostazione ottocentesca su di lui.

Video

Video social

Biografia

Raffaello Sanzio fu nato ad Urbino nel 1483 e morì a Roma il 6 aprile 1520, da parte mia curiosa coincidenza che il decesso coincida con il giorno e il mese della sua nascita, ovvero lui nacque il 6 aprile del 1483 e morì il 6 aprile del 1520.

Anche il padre, Giovanni Santi, fu pittore e lui (Raffaello) si formò proprio nella sua bottega fino all’età di undici anni quando divenne allievo del Perugino artista da cui Raffaello trae il punto di partenza della sua visione artistica.

La lezione di semplificazione formale e armonia compositiva che Raffaello trae dal Perugino sarà infatti imprescindibile, così come fondamentale è la successiva esperienza fiorentina dal 1504 al 1508 dove elaborò un ideale di bellezza che concilia immagine reale e immagine ideale, basato su leggi armoniche e sulla semplicità e la grazia.

Raffaello arrivò a Firenze un paio di mesi dopo che fu scolpita da Michelangelo Buonarroti la statua del David che venne scoperta l’8 settembre di quell’anno, il 1504, appunto uno o due mesi prima dell’arrivo di Raffaello Sanzio, anche detto l’urbinate, per la sua città di origine, Urbino, nelle Marche. 

Dunque a Firenze Raffaello ebbe modo di conoscere l’opera di Michelangelo Buonarroti, Leonardo Da Vinci, e non ultimo di Fra’ Bartolomeo. 

anni fiorentini

Le commissioni repubblicane, attiravano a Firenze i più grandi artisti dell’epoca, è noto che il David di Michelangelo è stato realizzato come simbolo della libertà repubblicana fiorentina.

Ed è dunque in quel periodo che Raffaello arriva a Firenze, centro di grande fermento artistico e culturale, di cui farà sua sede semi stabile, fino al 1508, anni fiorentini in cui viaggia molto intrattenendo anche rapporti stabili con la sua città di origine Urbino e poi con l’umbra Perugia.

Probabilmente il Raffaello era già stato in precedenza a Firenze, probabilmente con il Pinturicchio quando collaboravano a Siena; Leonardo Da Vinci si fermò a Firenze dal 1500 al 1506 e Michelangelo Buonarroti era a Firenze altresì, come ho accennato più sopra in riferimento al David, vi era in quel periodo anche Niccolò Machiavelli, insomma nel 1504 per Raffaello spostarsi più stabilmente a Firenze significava entrare in una cultura più ampia e moderna di quella a cui poteva accedere a Urbino e che si era creata principalmente intorno proprio al suo maestro, il Perugino.

Fondamentalmente Firenze in quel periodo vedeva Pier Soderini a capo della Repubblica, eletto Gonfaloniere a vita nel 1502 attraverso una sorta di colpo di stato delle grandi famiglie bancarie e commerciali, dopo vari anni di crisi finanziarie, seguite tra l’altro alla morte di Savonarola, impiccato e arso come eretico nel 1498.

Firenze non trovava la giusta quadratura dall’ultimo felice periodo occorso ai tempi di Lorenzo il Magnifico. 

Le sue Madonne con bambino di questo periodo fiorentino sono davvero numerose e possono essere prese a testimoniananza di questo stile elaborato e improntato alla leggiadria e alla naturalezza dei gesti, ma anche i ritratti di questo periodo fiorentino sono particolarmente significativi, egli realizza un particolare taglio compositivo di tre quarti, memore dell’esperienza leonardesca e fiamminga

Dal 1509 poi inizia un altro periodo, nel senso che dal 1508 si sposta a Roma, dove dipinge per conto di papa Giulio II dentro i palazzi Vaticani e di cui dipinge famoso ritratto nel 1511-1512.

anni romani

In particolare la Stanza della Segnatura del 1508-1511 e altri mostrano la sua maturazione stilistica, in questo lungo periodo romano dipinge altre numerose madonne con bambino, come ad esempio la già citata Madonna della Seggiola nel 1513-14 e realizza altri ritratti, tra cui uno di papa Leone X, il papa che succede a Giulio II e per il quale continuerà a lavorare prevalentemente come architetto, attività che svolse dando grande importanza alle antichità classiche; nel 1515 infatti fu nominato sopraintendente delle antichità classiche, carica entro la quale realizzò la pianta monumentale di Roma antica.

Raffaello formò alla sua bottega grandi talenti provenienti da tutte le parti, per questo fu anche detta la bottega di Babele, tra questi allievi cito Polidoro da Caravaggio, Giulio Romano e Perin Del Vaga; inoltre le sue opere furono oggetto di studio e di ispirazione da parte di artisti successivi come ho avuto modo di dire nel precedente video di questa serie a proposito di Rubens. 

l’influenza raffaellesca

L’influenza di Raffaello Sanzio fu di certo molto vasta, in altre parole, a mio avviso non è un’artista da sottovalutare, infatti il rilievo della sua vasta opera è decisamente notevole e in generale il suo contributo fu davvero foriero di innovazione e di equilibrio, e è ravvisabile fino all’arte contemporanea, ad esempio alcuni elementi di Guernica di Pablo Picasso sono assimilati all’Incendio di Borgo uno degli affresci di Raffaello nelle stanze Vaticane, tuttavia bisogna porre molta attenzione a non portare avanti ciecamente quello che viene chiamato il mito di Raffaello, ovvero una visione scolastica legata a approssimazioni e deformata dalla lettura storico artistica ottocentesca, deformata dal romanticismo ottocentesco, in particolare dai Nazareni  e poi dai Preraffaelliti.

Il maggior scrittore dell’arte tedesco del primo ottocento è stato il barone Von Rumohr che era amico dei Nazareni, confraternita di pittori tedeschi che si stabilì a Roma nel primo decennio dell’ottocento e che, sotto l’intento di far risorgere la purezza d’animo dei primitivi diede molto rilievo ai pittori umbri tra cui il Perugino, maestro di Raffaello e a sua volta allievo di Piero della Francesca e presumibilmente del Verrocchio, e nella impostazione di Von Rumohr probabilmente si tralascia la lezione del Cavalcaselle del rapporto di reciproca influenza che si instaurò tra Raffaello e Perugino sottolineato anche da Longhi e poi da Giuliano Briganti

Insomma per spiegarmi, Raffaello ebbe una attenzione e una adesione portentosa che, unita ad un altrettanto valida capacità di rielaborazione in un tratto personale, è la cifra del suo talento, segnato da potenza delle immagini e luminosità dei colori, tuttavia sottovalutare il contesto entrò cui condusse prima la sua formazione, poi la sua carriera matura e la sua personale bottega, sarebbe davvero riduttivo, così come sarebbe erroneo considerare che si trattò di una sorta di segreto quello della tecnica del dipingere, tramandato da maestro ad allievo, infatti, come detto più sopra, l’influenza o in altri termini, il lume dell’uno, si rifletteva sull’altro, inoltre i vari ambienti, legati a commissioni artistiche con diverso movente, in breve a Firenze repubblicane, a Roma papali, sono stati determinanti perché la somma dei singoli talenti creasse effettivamente molto più di un numero.  

Articolo in aggiornamento.

di Elettra Nicodemi

8 risposte »

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  3. Raffaello muore in un periodo apicale della sua carriera, mentre sta realizzando la cappella Sistina, a quell’epoca, siamo all’inizio degli anni 20 del XVI secolo, gli mancava una sola stanza per finire la committenza.
    Raphael dies in a apical period of his career, while he is realising the Sistine Chapel, at that epoch, we are at the beginning of the ’20ies of XVI century, he was one room left to end that assignement

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