Il Manierismo spesso diviso in primo Manierismo e tardo Manierismo per indicare con maggior precisione il periodo a cui si vuol fare riferimento, appartiene al Cinquecento.
Si tratta di un movimento artistico che interessa l’intera Europa, che ha uno sviluppo estremamente fiorente in Italia e per il quale alcuni importanti artisti, vissuti tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento, sono da considerarsi ispiratori e maestri: Michelangelo (1475-1564), Leonardo da Vinci (1452-1519), Giorgio Vasari (1511-1574), Albrecht Dürer (1471-1528).
Loro hanno aperto la strada per una nuova pittura; hanno influito sostanzialmente sulla visione degli oggetti nello spazio, realizzando la conquista della prospettiva e mettendo in grado, attraverso lo studio delle loro opere, di realizzare una copia della tridimensionalità reale. Per questo potrebbero essere considerati “numi tutelari” del Manierismo, movimento che tuttavia ha al fondo una necessità di novità ulteriore.

Con il Manierismo siamo in un periodo in cui i grandi pittori hanno piena padronanza del campo prospettico, la novità sta nel fatto che gli artisti manieristi tolgono di mezzo il punto focale.
Gli uomini sono dipinti al di fuori di una posizione sensata.
Sono fuori dal luogo in cui dovrebbero essere collocati.
Non sarebbero lì se il dipinto volesse rispondere a una distribuzione pesata, se fosse realizzato su griglia prospettica, proporzionale ad altri elementi (umani, architettonici, del paesaggio).
Dunque l’uomo non è più in una posizione centrale, definita; non siamo più di fronte alla sicurezza “o qui o non altrove”, come era stato per i quattrocenteschi,

quando l’uomo era al centro di ogni ragionamento, al centro dello spazio e persino al centro dell’universo.
Il Cinquecento sente una duplice angoscia: una quella di non riuscire più a immaginare i confini del mondo e poi quella di una situazione completamente nuova, non introdotta appropriatamente prima, le Indie Occidentali.
Delle quali non si sapeva nulla, ma che certo erano già esistite.
Una situazione, quella che segue la scoperta del nuovo mondo, che si domanda: Come abbiamo potuto non accorgercene prima? Comprensibilmente ne segue il decentramento delle figure umane e non solo.
Per esempio i piedi, metafora per la solidità, l’appoggio, la sicurezza, sono nel Manierismo lievi, messi metaforicamente su ciò che non si conosce con esattezza.
Visivamente sono leggeri o appoggiati sofficemente, hanno imparato a reggere su qualcosa di meno definito.
Che la Scoperta dell’America sia l’inizio di una nuova era è una delle considerazioni più comuni in storiografia, d’altronde le moltissime novità introdotte, come il commercio di merci sconosciute, sono state anche una forte presa di coscienza del nuovo mondo.
In quel periodo si è universalmente conquistato un sapere: si può disegnare in scala una cosa grande come il mondo e un disegno opportunamente interpretato può essere corrispondente al vero.
Questa conquista ha vari risvolti, perché forma il pensiero in modo più incisivamente simbolico.

La stessa cosa è realizzata dalla scrittura, quotidianamente, pensiamo ad esempio a chi tiene una pagina di diario.
L’esercizio della scrittura è utile per il racconto di sé, aiuta a ordinare razionalmente gli eventi accaduti nella giornata.
Rifletto su come l’introduzione della fiction in letteratura porti a un nuovo genere di consapevolezza, rendendo il pubblico partecipe della possibilità di pensare a futuri eventuali, futuri realizzabili; mi rassicura del fatto che è verosimile che la percezione di uno spazio mondiale, porti alla realizzazione di porzioni di quadri dipinte come se la scena continuasse altrove.
Riguardandoli, se ci fossero altre persone e altri luoghi oltre a quelli dipinti in questi quadri, allora non parrebbero sovraffollati o decentrati o sospesi. A margine, abbiamo visto nel successivo stile Barocco (luglio 2017) una brillante ulteriore realizzazione della multifocalità all’interno dei quadri.
Si ricorda per le molteplici scene, Pietro da Cortona, il Ratto delle Sabine. Il Seicento in pittura arriva a una consapevolezza ineludibile, unita ad una vera e propria presa di possesso dello spazio pittorico.
“Il terribile sentimento del deserto ci afferra davanti agli orizzonti liberi, alla prospettiva in tutte le direzioni che si apre con la fine delle vie prefissate”
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Categorie:Storia dell'Arte
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