Storia dell'Arte

Rubens, Vermeer, Rembrandt agganciano all’eterno

Rubens, Caccia al lupo e alla volpe, New York, MET

Introduzione

Rubens (Pieter Paul Rubens, Siegen 1577 – 1640 Anversa) è abbondanza di colore; Rembrandt (Harmenszoon Rembrandt Van Rijn, Leida 1606- 1669 Amsterdam) è il forte contrasto tra luce e ombra, mentre Vermeer (Jan Vermeer, Delf 1632- 1675 Delf) fa della luce di fondo sua forza e rende eterno un momento.

La caratteristica di Rubens (Pieter Paul Rubens, Siegen 1577 – 1640 Anversa) è l’abbondanza di colore. L’insieme del quadro riesce in una estrema mobilità, grazie a un’apposizione di prospettive; Rembrandt (Harmenszoon Rembrandt Van Rijn, Leida 1606- 1669 Amsterdam) si riconosce per il forte contrasto tra luce e ombra che domina in tutte le tele. L’ambientazione è carica di particolari e riesce a fare delle persone dipinte protagonisti; Vermeer (Jan Vermeer, Delf 1632- 1675 Delf) fa della luce di fondo la forza dei suoi quadri, ossia la tecnica con cui sospende le persone dipinte in un atteggiamento e i luoghi in un volgere del giorno, permettendo allo spettatore, seppur a distanza di secoli, di riagganciarsi a quel momento eterno, in uno spazio di reale non più lontanissimo.

Elettra Nicodemi
Rembrandt, il Tarabuso, 1639

La tradizione pittorica dei Paesi bassi è nel corso del Seicento già abbastanza forte da poter dare un’impronta di appartenenza. Gli artisti fiamminghi ad oggi tra i più noti del Barocco sono Rembrandt Harmensz Van Rijn (Leida 1606 c.a.- 1669 Amsterdam), Jan Veermer ( (Delft 1632 – 1675 Delft) e Pieter Paul Rubens (Siegen 1577-1640 Anversa); in generale traggono dalla tradizione olandese la resa dei particolari.

Rembrandt e Jan Vermeer

L’ambiente in Rembrandt riesce a essere anonimo seppur molto particolareggiato, cosicché i personaggi dipinti siano immediatamente al centro dell’attenzione.

Jan Vermeer invece fa caso alla luminosità del fondo del dipinto, tanto da riuscire in una profondità dell’ambiente, sia spazio aperto o stanza, del tutto particolare tanto da segnarne indelebilmente nella memoria il riconoscimento.

Rembrandt, Il mulino, 1645-48, olio su tela, dim. 0,87  x 1,05 m, Washington d.c., National Gallery of Art

Per Rembrandt e Jan Vermeer i dettagli nell’ambiente dipinto sono fedelissimi al reale, e se in Jan Vermeer se ne evince pacatezza, in Rembrandt l’occhio scorre senza interruzioni.

Il tratto di Rembrandt è di solito la nettezza della contrapposizione tra luce e buio, chiaro e scuro, oltreché l’attenzione alla caratterizzazione dell’atteggiamento emotivo della figura dipinta, espresso in tutto il corpo del soggetto con tensioni opposte che bilanciano la composizione d’insieme in maniera teatrale.

Gli oggetti dipinti, qualora prendano una parte considerevole del quadro, sono descritti in Rembrandt come latori di un certo significato, interpretabile seguendo la tradizione popolare nordeuropea.

In generale Rembrandt non si dedica alle nature morte, tipico dei fiamminghi, ma dipinge animali morti, come per esempio il Tarabuso quadro datato 1639.

Il Bue macellato è un’opera che viene considerata specialmente per il significato simbolico, talvolta interpretata come soggetto che allude alla virtù della prudenza, alle provviste o, sulla stessa linea, all’accantonamento in vista di magrezza.

Rembrandt, La commissione di funzionari della corporazione dei tessuti di Amsterdam 1662, olio su tela, dim. 1,91 × 2,79 m, Amsterdam, Rijksmuseum

La luce in Rembrandt così come in tutta la pittura olandese è fatta cadere su alcune parti del dipinto; la scelta è di nuovo interpretabile, questa volta con significato metafisico.

Per esempio nei paesaggi dipinti la cascata di luce è posta laddove indica un percorso da seguire; nei quadri con soggetto, è posata per esempio su volti e oggetti.

Pieter Paul Rubens

Considerando ora Pieter Paul Rubens (Siegen 1577-1640 Anversa) la sua caratteristica è la sovrabbondanza di colore.

Tra i pittori barocchi per eccellenza perché i suoi quadri mostrano, trasmettono opulenza e gioia di vivere. Le composizioni figurative di Rubens sono in rapido movimento.

Video

Ho dedicato questa edizione della rubrica recap social per la maggior parte a Pieter Paul Rubens, con un approfondimento nella sua biografia.

Paragonato all’italiano Bernini, Rubens ha fatta sua la tensione di luce e ombra caravaggesca ad uso di dar carne ai corpi.

Il pittore di origine fiamminga ha una vita movimentata da molti trasferimenti; da principio lascia il suo paese natale per recarsi in Italia e studiare pittura, dove all’epoca del primo Seicento l’influenza del Merisi è già notevole, grazie ai numerosi seguaci del pittore lombardo, così come è altrettanto notevole quella della scuola milanese dei Carracci.

I seguaci dei Carracci studiano specialmente i nudi, copiando da modelli in posa, e hanno la tendenza verso il modello raffaellesco.

Dalle Fiandre all’Italia e ritorno, Biografia

 Rubens in Italia dapprima approda a Venezia, per poi trasferirsi a Mantova, presso la corte dei Gonzaga, da dove intrattiene rapporti diplomatici e artistici con Genova e Roma e ovviamente Mantova.

Già tra il 1606 e il 1608 realizza la pala d’altare con l’apparizione della Madonna della Valicella, una composizione a forte impatto visivo che si serve di stucchi per dare risalto all’immagine votiva, una soluzione non lontana dalla scenografia berniniana; il pittore fiammingo è molto ambito.

 Nel 1608, nessuno avrebbe creduto che Pieter Paul Rubens era davvero sul punto di lasciare l’Italia, dove si trova da diversi anni e dove ha commissioni sempre più prestigiose tra Mantova e Roma sotto la diretta protezione di Vincenzo Gonzaga da parte degli ordini religiosi della Controriforma, come i gesuiti e gli oratoriani, ebbene il 28 ottobre di quell’anno, nel giorno della sua partenza per Anversa, persino lui pensa di tornare al più presto, ma deve andare, infatti ha ricevuto una brutta notizia…ovvero sua madre è gravemente malata tanto che come sappiamo, morì, prima che lui riuscisse a raggiungerla. 

Rubens arrivò ad Anversa prima dell’11 diecembre del 1608; là nelle Fiandre, a quell’epoca era ancora un pittore sconosciuto, mentre in Italia aveva a dire il vero addirittura già trovato un suo stile che poi avrebbe ulteriormente sviluppato e perfezionato allontanandosi via via dall’insegnamento manierista dei suoi maestri a cui si era avvicinato specialmente per il loro luminismo, in particolare il riferimento va ai maestri del colore veneziani: Tiziano Vecellio, il Tintoretto (Jacopo Robusti), e naturalmente al Veronese (Paolo Caliari), senza tralasciare un riferimento a Raffaello.

Era chiaro che Pietre Paul Rubens sarebbe stato un genio della pittura, ispirandosi ai maestri della pittura italiana sarà poi in grado di superare il loro modo di rappresentare, con una interpreatazione personale degli insegnamenti e approfondendo lo studio del colore, che studierà anche dopo il suo ritorno ad Anversa nel 1608 continuando a studiare e a collezionare le opere italiane da cui traeva ispirazione. 

La biografia di Pietre Paul Rubens avrebbe potuto essere legata a quel crogiuolo di artisti che ancora oggi ammiriamo e studiamo, ovvero a Caravaggio ai fratelli Carracci in particolare ad Annibale, ai Caravaggeschi e a Poussin, insomma se fosse rimasto a Roma sarebbe di certo stato a stretto contatto con tutta questa serie di artisti suoi contemporanei, invece, tornando nelle Fiandre, anche se Caravaggio morì prematuramente nel 1610, Annibale Carracci morì l’anno seguente alla dipartita di Pieter Paul Rubens, ovvero nel 1609 a mentre invece ad esempio il pisano Orazio Lomi che fu attivo in Italia, Francia e Inghilterra, scomparve più tardi, nel 1639. 

Insomma per spiegarmi, quando per la prima volta Rubens si vide affidare, come più sopra accennato, la decorazione di un insieme pittorico, su commissione di Jean Richardot, a cui fu indirizzato da Vincenzo Gonzaga, Caravaggio terminava le tele per la cappella Contarelli a Roma, presso San Luigi dei Francesi.

Considerando dunque il clima artistico presente tra Roma e Mantova e le personalità che erano presenti in quel periodo, inoltre dalle lettere di scuse indirizzate a Mantova prima di lasciare Roma, davvero la sua partenza fu inaspettata e appunto arrivò a seguito della notizia che la madre era gravemente malata.

Ho proposto un quiz sui social a riguardo di questo frangente della vita di Pietre Paul Rubens, ovvero il ritorno a Anversa nel 1608, la risposta esatta riguardava il motivo della sua partenza, ovvero la notizia sulla gravità della malattia della madre, mentre invece tra le altre opzioni possibili era presente un riferimento alla moglie Isabella Brant e uno al fratello Philip.

Dunque Pietre sposò Isabella, figlia di Jan Brandt e Clara De Moy, l’anno seguente, per la precisione il 13 ottobre del 1609, nella chiesa dell’abbazia di San Michele, mentre invece il fratello che era con lui in Italia in un primo periodo, era tornato ad Anversa già dal 1607 e in seguito fu lui il promotore del fratello il quale prima di sposare Isabella fu assunto come pittore di corte a servizio degli arciduchi Alberto e Isabella, a partire dal 25 settembre del 1609. 

Sui maestri veneziani a cui Rubens si ispirò ho in aggiornamento un articolo che intitolato a Tiziano, Titoretto e Veronese.

Ma ora vorrei accennare qualcosa sul suo stile, per riprendere, dopo l’immagine sui trasferimenti del pittore Pietre Paul Rubens

Stile

Lo stile di Rubens è particolare e estremamente riconoscibile ad occhio allenato, in lui oggi si può leggere una terza via “dinamica” tra la tendenza caravaggesca che sfocierà in Barocco naturalista e quella più canonica, portata avanti dall’accademia dei Carracci, che risulterà in Barocco classicheggiante.

Tipico di Rubens è, oltre alla sovrabbondanza di colore, la capacità di conferire un altissimo grado di mobilità spaziale alle strutture compositive tradizionali, cosa di cui il Barocco si nutrirà avidamente.

Rubens Caccia al lupo e alla volpe, ca. 1616, olio su tela, dim. 2,45 x 3,76 m, NY, Metropolitan Museum of Art
Trasferimenti, biografia

Ancora a proposito dei trasferimenti di Pieter Paul: negli anni ’20 è chiamato a Parigi dove lo stato dell’arte è piuttosto arretrato.

In Francia infatti i viaggi in Italia per formarsi artisticamente non saranno di moda fino agli anni ’30 del Seicento, così all’epoca Rubens appare agli arretrati pittori francesi come un talento assoluto e sarà per questo amatissimo e ambitissimo.

Rubens non è solo a Parigi nel 1622, ma anche ad Anversa nel 1625, dove ha uno studio, e a Bruxelles tra il 1625 e il 1626 in fuga dal focolaio di peste allora attivo.

Nel 1628 si sposta a Madrid, nel 1629 va in Inghilterra, paese che apprezza specialmente per la quiete dei paesaggi e nel 1630 si sposta nuovamente ad Anversa.

Considerare la vita piena di trasferimenti di Rubens senza l’appropriato contesto potrebbe essere fuorviante da un’immagine fedele alla personalità che storiograficamente si riesce a ricostruire.

Rubens viaggia non come “un uomo in cerca di sé”, ma piuttosto come un intellettuale, artista, che agisce diplomaticamente; in altre parole Rubens è un punto di riferimento, chiamato in varie parti d’Europa, tra le corti delle monarchie dell’epoca.

Pietre Paul Rubens si occupò anche di missioni diplomatiche per la pace, come ad esempio quella del 1629 a Londra per la pace tra Spagna e Inghilterra.

In questo frangente realizza il dipinto intitolato Minerva protegge la Pace da Marte come dono per re Carlo I.

Pieter Paul Rubens, Minerva Protegge Pace da Marte, 1629-30 (olio su tela), dimensioni 203,5 x 298 cm, UK, Londra, National Gallery.

Articolo in aggiornamento.

di Elettra Nicodemi

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