Arte Contemporanea

Da Astrattismo a Arte Contemporanea

Wassily Kandinsky, senza titolo, 1910, acquerello, dim. cm. 50 x 65

L’acquerello di Wassili Kandinsky riprodotto qui a fianco è considerata la prima opera astratta, cerchiamo di capire qualcosa su questo movimento artistico, chiamato Astrattismo, che ha antecedenti ben riconoscibili come ad esempio nel Simbolismo, ma che allo stesso tempo senza dubbio ha una esistenza pienamente autonoma che sfocia nell’Espressionismo Astratto.

Tracciamo nel seguito dell’articolo il percorso artistico che porta a realizzare concretamente l’astrattismo in pittura di cui Wassili Kandinsky è fautore e grande teorico.

Il Cavaliere Azzurro

Nel 1911 Wassili Kandinsky (RUS Mosca 1866- FR Neuilly-sur-Seine 1941) fonda il gruppo del Cavaliere Azzurro.

Wassili Kandinsky

Siamo a Monaco di Baviera nel 1911, il Cavaliere Azzurro (o Cavaliere Blu) è appena venuto alla luce, si tratta di un gruppo di pittori che hanno una visione dell’arte, rispetto alla realtà, diversa rispetto agli altri, a fianco del fondatore Wassili Kandinsky, vediamo Franz Marc pittore tedesco che realizza alcuni tra i quadri più importanti del periodo, parliamo poi di Hans Hofmann.

Loro chiamano la loro aggregazione Der Blaue Reiter, che in italiano si significa il cavaliere azzurro appunto.

PaesaggioConTorre
Wassili Kandinsky, Paesaggio con campanile, 1909, olio su cartone dim cm 75, 5 x 99,5 , Parigi Collezione Nina K.

Al gruppo aderisce tra gli altri Paul Klee (Berna 1878- Locarno 1940) la cui pittura è ricorda come evocativa, suggestiva, rarefatta e raffinata.

Dagli studi di grafica di Paul Klee deriva una particolare attenzione alla linea: Paul Klee riesce ad unirla indissolubilmente al colore.

Wassili Kandinsky il pittore più importante dell’Astrattismo, da parte sua compie approfondimenti con il secondo viaggio in Germania.

Si reca in Germania nel primo decennio del Novecento, torna in Russia, suo paese di origine a causa dello scoppio della prima guerra mondiale.

Nel 1921 è di nuovo in Germania, dove matura la sua arte con studi sistematici sul significato di astrazione pura: le sue opere diventano a quel punto composizioni pittoriche.

Il 1914 è l’anno in cui purtroppo Il Cavaliere Azzurro si disperde; in concomitanza con lo scoppio della prima guerra mondiale gli artisti perdono il loro spazio di aggregazione e la possibilità stessa di dedicarsi alle loro inclinazioni, viene tolto il tempo per fare arte, per ragionare e crescere artisticamente in modo costruttivo e teoretico insieme, una necessità più impellente e infinitamente più tragica bussa alla porta, la guerra.

Il rimpatrio, l’esilio, il fronte: fine del Cavaliere Azzurro

Vassily Kandinsky, Venise n°4 (Venezia n. 4), 1903 circa. Tempera su cartone, cm 40,5 x 56 cm.
Vassily Kandinsky, Venise n°4 (Venezia n. 4), 1903 circa. Tempera su cartone, cm 40,5 x 56 cm.

Nel 1914 Wassily Kandinsky è costretto a fare ritorno al paese di cittadinanza, ovvero in Russia, stessa sorte per Marianne Von Werefkin, mentre Aleksej Von Jawlwnsky costretto alla fuga come gli altri si dirige in Svizzera presso Ascona.

Franz Marc il tedesco che era a fianco di Kandinsky, geniale, i cui quadri sono assolutamente iconici per l’espressionismo e per la produzione del Cavaliere Azzurro stesso, è arruolato nell’esercito tedesco proprio nel 1914, muore il 4 marzo 1916 a Verdun.

Anche August Macke (1887-1914) uno tra gli esponenti di spicco del Cavaliere Azzurro, scompare sul fronte, il 26 settembre del 1914.

Poi, oltre il Cavaliere Azzurro: l’astrazione pura

Wassily Kandinsky dopo la guerra continua a fare arte, continua nella ricerca comunicativa del suo approccio al reale e arriva al Kandinsky che tutti conosciamo.

Come Wassili Kandinsky realizza l’astrazione pura

Unisce le forme geometriche astratte a colori, insistendo sul contenuto interiore comunicabile dalle forme, in altre parole accosta alle forme che sono comprensibili come concetti, colori, interpretabili come emozioni.

Kandinsky conosce e adopera il magico potere suggestivo del colore conosciuto attraverso lo studio del simbolismo.

Gli studi lo portano lontano dalle opere degli anni ’10, dove la forma ispiratrice era ancora presente e riconoscibile.

Con l’elaborazione personale degli intenti programmatici del Cavaliere azzurro, Wassili Kandinsky riesce nella tendenza a creare una pittura che tiri fuori il mondo intimo dello spettatore.

I quadri astratti devono funzionare allo stesso modo di una sinfonia o di una musica.

Il pittore astratto non vuole proiettare la propria vita interiore negli oggetti dipinti che a questo punto hanno perso ogni dettaglio originario, piuttosto è interessato a solleticare quella dello spettatore, lasciando che il proprio quadro suggerisca una suggestione.

Dal primo Kandinsky al Kandinsky maturo
alcuni cerchi wassili kandinsky
Wassili Kandinsky, Alcuni cerchi , 1926, olio su tela, dim. m 1,40 x 1,40, NY Guggenheim.

Con Alcuni cerchi del 1926 siamo molto distanti dal Kandinsky di Paesaggio con campanile del 1909 dove ancora si riconoscono gli elementi dipinti come ad esempio il campanile e la distesa notturna, il Paesaggio del 1909 si avvicina invece “Venezia” opera del 1903.

L’esponente moscovita dell’astrattismo ha un percorso pittorico riconoscibile: si va dal “primo Kandinsky” al Kandinsky maturo (o astratto).

Le opere sono andate via via perdendo contorni, i colori si sono fanno sempre più contrapposti e contrastati, sino ad arrivare al vero e proprio salto concettuale, che determina l’approdo all’astrattattismo: l’arte è nello spettatore che ammira e trasforma con il proprio intimo quadri in suggestioni.

Hans Hofmann

La produzione del maestro Hans Hofmann (1880-1966) è in buona parte conservata all’American Contemporary Art Gallery.

L’American Contemporary Art fondata nel 1986 ha contribuito a oltre 40 mostre in musei sul tema dell’Espressionismo Astratto e ha realizzato oltre 170 mostre all’interno della sede a Monaco di Baviera.

Proprio Monaco di Baviera è la città dove Hans Hofmann inizia a studiare pittura nel 1898 ed è la città dove si forma il Cavaliere Azzurro a cui lui naturalmente aderisce.

Da Astrattismo a Espressionismo fino a Minimalismo: derive

Sono portata a ritenere che l’Espressionismo astratto e poi che il Minimalismo siano imprescindibili dal cambio di passo geniale dato dall’Astrattismo.

Di molto posteriori al periodo di incubazione dell’Astrattismo, teorizzato prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’Espressionismo e il Minimalismo sono due correnti non solo a sé stanti rispetto all’Astrattismo, ma anche autonome tra loro e allora perché ve le racconto così vicino all’Astrattismo?.

Una domanda per capire

L’Astrattismo, l’Espressionismo e il Minimalismo

L’Astrattismo, l’Espressionismo e il Minimalismo sono forse facce della stessa medaglia oppure sono troppo simili tra loro per distinguerle?.

Ponendo questa domanda sto tentando di mettermi nei panni di un lettore per così dire all’asciutto da una visione storico artistica dell’arte contemporanea, a questo punto posso dire con certezza: né l’una né l’atra, non sono né troppo simili né facce della stessa medaglia, sono però abbastanza analoghe per provare a capirci qualcosa mettendole insieme, per così dire assimiliandole e dunque capire attraverso lo scarto tra una e l’altra, non solo cosa cambia, ma anche come cambia.

Ecografia sta al medico come l’arte contemporanea sta allo storico dell’arte

L’arte contemporanea in alcuni casi a mio avviso è “come una ecografia”, perché se a uno gli mettono sotto il naso uno schermo fatto di grigi e null’altro, non può vedere altro che un mucchio di grigio, se invece ha accanto uno si trova davanti una ecografia e può avvalersi ad esempio di un radiologo, non dico che sarà presto in grado di giudicarne, ma almeno potrà farsi aiutare per distinguere e, se a qualcuno dei miei lettori è capitato di tentare di decifrare qualcosa così un’ecografia ad esempio, non potrà scordare la meraviglia di riconoscere mediatamente ad esempio un cuore che batte dentro uno schermo grigio, dopo che gli è stato indicato.

Punto di vista

Io per esempio adoro, Barnett Newman, così come trovo assolutamente interessante Sol LeWitt, poi ritorno sempre su Robert Rauschenberg, anche se non potrei fare a meno di Donald Judd, non rinuncerei mai a Enrico Castellani, Mario Merz è un mio ospite fisso.

Ritengo che siano grandi artisti, ma credo anche che questi sono nomi di artisti contemporanei e che è più facile avvicinarci a una loro opera che non a un Jacopo Bassano; loro sono persino più immediati di un Eduard Manet o di Toulouse Lautrec, credo che siano più facili di un Da Vinci e molto meno violenti di un Michelangelo Buonarroti, meno raffinati di un Botticelli, più intricati di un Piero della Francesca, ma sempre definitivamente, incontrovertibilmente artisti, artisti che fanno un’arte oggi tanto vera e tanto glamour quanto lo era quella di Caravaggio ai tempi di Caravaggio, quanto era quella di Filippo Bernini ai tempi di Filippo Bernini e così via.

Quelli che vi ho citato sopra, probabilmente meno noti al grande pubblico rispetto ai grandi classici Leonardo Da Vinci, Jacopo Bassano, Caravaggio, Botticelli, sono artisti che aprono una porta di comunicazione diretta con i giorni nostri, con il Minimalismo che è una corrente artistica sviluppatasi nel Novecento e che attraverso gli anni Settanta, periodo pulsante del Minimalismo, conduce al mondo di oggi in un balzo, lasciando qualcosa di ancora incompreso, ma solo perché reciso di fresco.

L’arte Minimal (o Minimalismo) coinvolge lo spazio espositivo nell’opera stessa, capito questo, poi uno provi a dirmi che si riconosce di più in un quadro di Caravaggio che in un Michelangelo Pistoletto, senza scherzare.

Una volta che vi sarete conquistati il filtro per capire il Minimalismo ad esempio, cosa che può a mio avviso passare attraverso il ragionare sul Minimalismo oppure sull’espressionismo, allora finalmente metterete realmente piede a bordo dell’arte in generale, lasciando a terra lo spirito di perversione di cui uno può ammalarsi guardando dei bei quadri o delle belle statue classiche senza un punto di vista storico.

Sappiate che poi sarà una serenità tutta guerreggiata da altri che come voi fino a ieri vi trovavate nella tromba delle scale e non avevate la più pallida idea di quale bottone pigiare dell’ascensore, ad esempio hai già sentito parlare di arte ottica? Di arte concettuale?.

Arte ottica

L’arte Optical è un contenitore che mantiene entro di sé varie specificazioni tra cui si possono descrivere alcuni indirizzi principali, accomunati dal comune intento di mostrare il movimento delle immagini.

Victor Vasarely, Alberto Biasi, Edoardo Landi sono gli esponenti del frangente optical bidimensionale.

L’illusione ottica di strutture geometriche tridimensionali è realizzata con accostamento di linee e colori complementari. Il movimento nei cubi di Vasarely è solo apparente, si ottiene fissando una delle serie di linee tracciate; in breve il primo piano si sposta, per effetto ottico, in secondo piano, e l’arte optical è dunque così realizzata.

Un esempio diverso di arte optical è quella di Alexander Calder, l’Optical di Calder è davvero in movimento, Calder si avvale di spostamenti d’aria; la leggerezza della costruzione permette l’ondeggiamento dell’opera, dell’autore americano si prende ad esempio Mobile del 1941: una scultura in alluminio che raggiunge e supera i due metri di altezza, le forme sono larghe, pesanti e mature e sono accostate a linee filiformi.

Il movimento optical di Bruno Munari, Gabriele De Vecchi, Davide Boriani è permesso da ingranaggi motorizzati interni all’opera, oppure da studi sul magnetismo; nel caso di Grazia Varisco la parte interessante del movimento è nella capacità di creare rifrazioni luminose.

L’atteggiamento ludico dell’opera è determinante nell’arte optical anche detta Op art che si presenta come datità di puro interesse percettivo, siamo lontani dalla necessità di espressione del sentimento dell’artista, l’arte ha valore di esistenza sussistente.

Un ultimo esempio di arte Op è quello dell’optical usata dallo spettatore, le creazioni Op-art sono fruibili, componibili, persino programmabili.

Arte Concettuale e minimalista

L’arte concettuale ha come manifesto il negare ogni possibilità di comunicazione; rimane valido il concetto inteso dall’artista, ma la realizzazione artistica non ha interesse predominante, può essere persino commissionata.

I titoli delle opere Conceptual indicano solo ciò che si vede; l’arte conceptual non vuole significare nulla.

Conceptual non intende trasmettere idee, né indicare significanti, è energia pura, si arriva così poi all’arte Minimal in cui la forma delle cose è ridotta a elementi di intuizione; l’evidenza data della sua semplicità la riconduce alla arte concettuale e alle astrazioni geometriche della Op-art.

Donald Judd è un esponente dell’arte Minimal così come tra gli altri Robert Morris e Sol Lewitt ultimo dei concettualisti e primo dei minimalisti.


Licenza Creative Commons
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Articolo in aggiornamento.

di Elettra Nicodemi

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