La rivolta Dada
Durante la prima guerra mondiale gli artisti contrari ai valori opprimenti di patria e nazione si rifugiano in Svizzera o emigrano negli Stati Uniti.
Lo stato europeo neutrale ospita intellettuali di varie nazionalità; personalità con opinioni contrarie a quelle rappresentate dalla società allora contemporanea.
La cultura della perfezione, della bellezza eterna è all’indice della rivolta dada.
Luoghi, anno della nascita e esponenti
Il fermento contro-culturale ha due centri Zurigo e New York; agli albori del Dada i due fuochi non sono in contatto tra loro, da Zurigo (dove Dada ha il luogo di origine, il cabaret Voltaire di Zurigo e un anno di nascita, il 1916) dada si propaga in Germania (Berlino, Colonia, Hannover) e in Francia, specialmente a Parigi.
Dada è stato prima di tutto un atteggiamento; dissacrate, ironica, provocatoria, la corrente artistica anima una nuova concezione: l’attenzione a mostrare le abitudini mentali è il primo punto riconoscibile come trait-de-union tra gli artisti.
I pensatori nuovi sono attenti a denunciare le trappole logiche in cui ci si imbatte con troppa facilità.
Lo fanno scioccando, proponendo oggetti in contesti insoliti o attribuendo ad essi funzioni inaspettate.
In altre parole il Dada è una ribellione nel verso della libertà.
Come spesso accade le idee sobbollono in varie parti del mondo, succede quando la necessità espressiva è abbastanza forte.
Un bisogno imprescindibile che finisce per manifestarsi e quando capita collega varie parti del mondo.
Le persone che lo vivono si ritrovano unite, la loro convinzione diventa comune; riescono a trasmettere anche a chi ha in nuce quella stessa credenza e ancora non lo sapeva perché l’evidenza diventa condivisibile, fa scandalo in chi era arrivato a pensare intorno a quella stessa ovvietà.
Il caso della stampa è noto nel corso della storia: si fissa nel corso della Storia una data il 1456, quello è l’anno dell’invenzione della stampa, invenzione attribuita a Gutenberg, un fabbro tedesco.
In quegli anni la stampa a caratteri mobili era nell’aria.
In diverse parti d’Europa la stavano perfezionando; non si è trattato di un fulmine a ciel sereno, si trattava solo di afferrarla.
Il Dada covò nel secondo decennio del secolo scorso, le sue braci ardevano in Europa e in America, dove la società costituita era così opprimente.
In Europa il luogo propizio per la strutturazione in forma condivisibile avvenne in Svizzera; storicamente si parla di Zurigo e la data fissata è il 1916 e infine, se volessimo mettere una bandierina sulla mappa della città, la ficcheremmo sul cabaret Voltaire.
Dal mio editoriale sul Dada
Tristan Tzara
Il poeta rumeno Tristan Tzara racconta come il nome, Dada, sia arrivato per caso, aprendo il vocabolario.
Dada significa verso della lallazione, hobby horse o argomento su cui uno ritorna per preferenza nel corso di uno scambio interpersonale.
Sulla parola dada era, stando al racconto di Tzara, accidentalmente scivolato un tagliacarte; dada mise tutti d’accordo.
Marcel Duchamp e altri
Marcel Duchamp ebbe molto successo; emigrò negli Stati Uniti ed espose a New York, di lui l’opera più famosa è Fontana del 1917: ovvero un vespasiano in maiolica bianca, collocato capovolto su di un piedistallo in legno.
Nel 1921, ancora Marcel Duchamp, prese una copia della Gioconda e vi scarabocchio sopra baffi e barba.
La Gioconda di Duchamp è ancora oggi simbolo per iconoclasta; in Germania gli artisti più noti sono Hans Arp di cui l’immagine di copertina e Max Ernst.
Di Arp e di Ernst si ricordano i collage, si tratta di formare nuove immagini incollando ritagli di vecchie immagini; i collage sono una originale produzione dello spirito dada.
Man Ray
Man Ray è un artista dada nella prima parte della sua carriera artistica.
L’americano produce oggetti ready-made come ad esempio nel 1921 il ferro da stiro con chiodi, intitolato Cadeaux.
Dada oggi: Ai Weiwei
Ritengo personalmente che Ai Weiwei artista classe 1957 di fatto newyorkese e di origine cinese, sia un artista dada a tutti gli effetti.
Le opere di Ai Waiwei hanno per così dire una veste critica o quanto meno, nei casi che ho avuto modo di vedere, è evidente che trascinano la riflessione su alcune strade che sono al di fuori del labirinto quotidiano della logica, o per lo meno sono a margine, nascoste volutamente o inconsciamente, questo lo colloca a mio avviso pienamente tra i Dada.
Non ama essere definito cinese, per questo sottolineo la perifrasi all’inizio del paragrafo dedicatogli in questo articolo, ed è una cosa su cui difficilmente uno si stupirebbe conoscendo la storia di persecuzione e prigionia a cui è stato sottoposto proprio dal governo cinese.
Nel corso della sua carriera (ancora attiva) ha esposto in alcuni dei principali musei del mondo.
risvolto di design dell’arte dada
Sulla sua pagina enciclopedica, Ai Weiwei è annoverato come “artista e designer”, in effetti il risvolto di design dell’arte dada potrebbe essere studiato più approfonditamente, quanto meno per escludere l’una dall’altro, anche se credo che la cosa non sia probabile, ossia credo si possa tracciare una compenetrazione tra dada e design.
Se il dada vada verso il design di interni o viceversa, non saprei, tuttavia credo che la dialettica del movimento artistico sia largamente sottovalutata oggi.
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Articolo in aggiornamento.
di Elettra Nicodemi
Categorie:Inside Design, Storia dell'Arte
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